Un affresco a tinte forti di una Sicilia che si nutre della propria decadenza

È una Sicilia di cui si percepiscono odori, colori e sapori quella che Nicoletta Agnello Hornby ritrae tra le pagine de La zia marchesa. Un affresco a tinte forti che avvolge gli animi per poi scuoterli. Parole che scivolano veloci, nutrite da tocchi speziati di siciliano. Un siciliano che nulla a che vedere ha con il distacco naturale da quella che potrebbe essere considerata una lingua straniera: sono parole familiari di un lessico che pare appartenere alla natura.

La storia è quella di una famiglia della nobiltà siciliana, una famiglia ricca e potente anche se per certi versi sui generis. Come sui generis è Costanza, la protagonista. Una bimba rifiutata dalla madre “per troppo amore”, una donna rifiutata dal marito per “troppa purezza”, una persona generosa rifiutata dalla gente, dai suoi parenti per “troppi denari”. Una donna dai capelli rossi e dalle efelidi lucenti d’oro su una pelle bianchissima. Costanza ha un respiro ampio nonostante sia in gabbia tra le sbarre di una società moralistica e antiquata.

C’è il dolore tra le pagine di questo libro, si percepisce e rende partecipi. C’è l’amore e anch’esso ferisce e tocca. E infine ci sono i ricordi, importanti, veri, come portatori di una voce ormai lontana, di una nobiltà decadente, di una Sicilia di fine Ottocento che cambia; di una mafia che fa capolino tra le pagine e mette in allarme. Alle storie dei nobili, dei ricchi, si intrecciano quelle dei poveri, della servitù. Colpe, tradimenti, miseria sembrano non appartenere a nessuno ed essere di tutti, indistintamente.

Una saga familiare splendida da cui è difficile prendere le distanze prima di essere giunti alla fine. Ed anche dopo l’ultima parola, come le tracce lasciate dalle lumache sulle foglie e sulle pareti, questa storia riluce.

Titolo: La zia Marchesa
Autore: Simonetta Agnello Hornby
Editore: Feltrinelli (economica)
Dati: 2006, 322 pp., 8,00 €

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