So here we are. Where are we?

Parliamo della trama. Louis Ives (Paul Dano, perfettamente in parte) è un giovane insegnante di letteratura inglese con una viscerale passione per gli anni ’20, sia in termini di autori letterari che di stile di vita. Alla passione per Francis Scott Fitzgerard e per gli anni ruggenti si affiancano però alcuni problemi irrisolti legati alla sua maturazione sessuale, problemi che lo rendono tremendamente impacciato con l’altro sesso e irrefrenabilmente attratto dal travestitismo (dall’indossare abbigliamento intimo femminile, per dirla con maggiore precisione).  Questa sua ultima inclinazione, che davvero non vogliamo chiamare perversione, finirà per fargli perdere il suo lavoro a Princeton e la cosa lo getterà in un composto e malinconico sconforto. Ma lo convincerà anche a mettersi in gioco e seguire le sue ambizioni e aspirazioni. Louis decide quindi di trasferirsi a New York, a Manhattan, e di tentare di intraprendere la strada dello scrittore. Il contesto newyorkese finirà però per diventare un moltiplicatore della sua eccentricità, anche perché il coinquilino che il destino gli ha riservato è tale Henry Harrison (un favoloso Kevin Kline), gentiluomo decaduto nella fortuna economica ma non nella personalità,  nei modi e nello stile di vita, in un irresistibile miscuglio di eccentricità, candore, formalità, sfrontatezza e affettuosità. Henry nella vita, oltre ad affittare una scomoda stanza nel suo appartamento nell’Upper West Side,  è un accompagnatore, un extra man, e in particolare il favorito di un’anziana e ricchissima nobildonna. Questo gli permettere di vivere nella più grande delle contraddizioni: al suo essere completamente spiantato si contrappone infatti il suo partecipare a serate di gala nei più esclusivi locali di New York.

La struttura narrativa è quella tradizionale del romanzo di formazione: il protagonista si ritrova (da solo) in un contesto per lui nuovo nel quale cercherà faticosamente di ritagliarsi il proprio spazio e, quando sembra destinato al fallimento, scopre che invece le sue qualità e il suo impegno hanno dato i loro frutti. Un perfetto gentiluomo, giunto nelle nostre sale quasi un anno dopo la sua uscita oltreoceano, è tratto dal secondo romanzo di Jonatham Ames, autore anche della serie tv Bored to Death, ed è evidente che chi scrive ha un debole per questo autore.  Il romanzo di Ames è stato ben adattato e messo in scena dai registi Shari Springer BermanRobert Pulcini (coppia sia nel lavoro che nella vita) e interpretato splendidamente da un cast di signori professionisti che mi hanno dato l’impressione di essersi divertiti un mondo a lavorare in questo film. Un film il cui punto di forza sono i dettagli: le sfumature che danno profondità ai personaggi, i dialoghi brillanti, le situazioni grottesche. E il fatto che io abbia un debole per l’immaginario di Jonathan Ames è confermato dal fatto che ho scoperto che dietro questo film ci fosse la sua penna solo dopo averlo visto, senza pregiudizi o aspettativa alcuna. E ne ero rimasto incantato.

Incantevole. Se dovessi scegliere una parola per definire questo film userei proprio questa. Non eccelso, forse un po’ irrisolto, ma comunque incantevole. The Extra Man finisce per confermare l’impressione già ricevuta da risultano essere stranianti, personaggi e situazioni sono un po’ ardui da comprendere perché sono sempre giocati sulla contraddizione e un equilibrio da giocoliere tra reale e surreale, tra l’essere assolutamente straordinari e tremendamente ordinari. Se, come spiegava Hitchcock da qualche parte nella sua famosa conversazione con Truffaut, “i protagonisti dei film sono come noi ma in meglio” Ames sembrerebbe rispettare perfettamente questo insegnamento del grande maestro del cinema; e se avete dubbi se effettivamente Louis Ives sia come voi ma in meglio, forse dovreste prendere esempio dai suoi modi gentili e sinceri.

Un perfetto gentiluomo (The Extra Man) – USA, FR, 2010
di Shari Springer Berman, Robert Pulcini
Con Kevin Kline, Katie Holmes, John C. Reilly, Paul Dano
Bim – 105 min.

nelle sale dal 13 maggio 2011
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