Raccontare la guerra senza parole

Giorgio Diritti, attraverso gli occhi di Martina, scandisce una sequenza di avvenimenti consumatisi alle pendici di Monte Sole e culminati nella strage di Marzabotto.

L’espediente narrativo è quanto meno pretenzioso:  una bambina muta, Martina, che “racconta” la guerra.

La guerra è la Seconda guerra mondiale, il mondo di Martina è quello contadino, delle famiglie di una volta, dove generazioni di nonni, genitori, figli, nipoti, fratelli, cugini, vivono (o meglio  sopravvivono) sotto lo stesso tetto. Lontano dai clamori della Storia, dalla propaganda, dalle bandiere sventolate, dai discorsi politici, il film si concentra sull’umanità, sulla quotidianità.

Il lavoro, la condivisione, la fame, i riti (bellissima la scena della preparazione di Martina per la Prima Comunione), la paura, l’illusione, l’incoscienza. Tutto scorre, la guerra è un rumore di sottofondo, che esplode nella cruda fotografia della strage, che non conosce età, sesso, religione, sacralità dei luoghi.

Martina non parla per scelta (una scelta dettata da un dramma non superato), è un’emarginata tra gli emarginati. I Partigiani non hanno colore, si armano per difendere quanto hanno di più caro: il loro piccolo mondo. I mercenari sono uguali in tutte le epoche e hanno il colore dei vincitori.

L’uomo che verrà è un film d’altri tempi, figlio del migliore realismo italiano, che non ha bisogno di sensazionalismi, che non condanna e non assolve. Narra.  E il potere che ne scaturisce è enorme.

È il potere delle immagini e dei simboli. Grazie ad una sceneggiatura essenziale e ad una fotografia evocativa. Grazie ad attori incredibilmente espressivi e all’uso del linguaggio difficile e appropriato (il dialetto emiliano). Le musiche di Marco Biscarini e Daniele Furlati ci cullano, attraverso i monti, i casolari, i prati, verso l’inesorabile conclusione.

L’uomo che verrà è il fratellino di Martina, la vita che nasce nonostante la morte, è l’uomo del futuro.

L’uomo che verrà è un canto, “un canto per chi ci ha preceduto, per chi nascerà, per chi è qui con noi.” (Montesole, PGR, 21 giugno 2001)

Il film, presentato al Festival del Cinema di Roma 2009, è stato distribuito a patire dal 22 gennaio 2010 in pochissime sale italiane (a Roma è stato proiettato solo in 3 cinema).

L’uomo che verrà

Regia: Giorgio Diritti
Anno di produzione: 2009
Durata: 117′
Paese: Italia
Produzione: Aranciafilm
web: www.uomocheverra.com