La vera Storia dei Videogiochi come non l’avete mai sentita raccontare

I-Pad?...No, I...PONG!

Ho letto diversi libri sui videogiochi, ma se devo consigliarne uno, la scelta ricade senza nessun indugio sul libro di Steven L. Kent The Ultimate History of Videogames, from Pong to Pokémon and beyond – The story behind the craze that touched our lives and changed the world: La vera Storia dei Videogiochi come non l’avete mai sentita raccontare, da Pong a Pokémon e oltre – La storia dietro la mania che ha sconvolto le nostre vite e ha cambiato il mondo.

Il libro è in lingua inglese… feeeermi con quel dito sul mouse, già vi vedo che state cliccando da qualche altra parte, vedo anche quel punto interrogativo che vi è spuntato a mò di fumetto sulla testa, quell’espressione dipinta sul viso tra il sorpreso, l’interdetto e un risoluto mavaaquelpaese… un libro in inglese può sembrare fuori posto (o forse sono io a non avere tutte le rotelle a posto…), ma se è scritto con passione e competenza non è possibile ignorarlo solo perché non esiste la sua traduzione. È sufficiente una conoscenza dell’inglese di base, non tecnica, un dizionario alla bisogna e un po’ di pazienza per scorrere, e – vi assicuro – scorreranno, le 591 pagine di questo tomo.

Il titolo suona pretenzioso e alimenta il dubbio dell’ennesimo noiooooso tomo che citi statisticamente e cronologicamente i videogiochi più significativi, da Pong in poi(…ng).

Spesso questo è l’approccio che ho trovato nella giovane – quindi tendo a perdonare – letteratura sui videogiochi: uno sbrodolamento di dati tecnici e statistici con delle considerazioni sull’evoluzione tecnologica a contorno. Libri poco coinvolgenti e improponibili a chi magari ne ha una curiosità in nuce: l’effetto sarebbe quello di servire un bel calice di acqua santa a un vampiro. E invece con questa “acqua santa” io vorrei aspergervi e farvi capire perché mi senta benedetto dall’essermi imbattuto nei videogiochi. Questo libro fornisce qualche elemento per capire. Questo libro illustra, anzi meglio, riesce nel difficile compito di comunicare l’essenza di questo “fenomeno”. Il lavoro di Kent è sì un lavoro documentale, una ricca e curata raccolta di dati esposta lungo una linea cronologica, ma anche una narrazione con taglio giornalistico di dichiarazioni, aneddoti, contributi di coloro che il Videogioco l’hanno creato, cioè “game designer” e programmatori, artisti grafici e dell’animazione, musicisti, imprenditori, manager, addetti commerciali, giornalisti, editori: Ralph Baer, Nolan Bushnell, Al Alcorn, Steve Wozniak, Steve Jobs, Shigeru Miyamoto, Toru Iwatami, Yu Suzuki, Alexey Pajitnov, RJ Mical, Yuji Naka, il compianto Gumpei Yokoi… tutti legati in una storia comune, che l’autore riesce a tenere insieme come se si trattasse di un romanzo. Lo stile è chiaro, nonostante si tratti di un argomento oscuro ai più, la narrazione coinvolgente perché Kent mette al centro gli uomini: videogiochi non solo come “prodotto”, ma soprattutto racconta degli uomini che vi sono dietro. Fa raccontare ai protagonisti “com’è andata veramente la storia…” della creazione di Pong e dello sfigato bar a Sunnyvale scelto per il test, dei motivi della separazione tra Wozniak e Jobs, del successo di Space Invaders e della conseguente carenza di monetine in Giappone, di Donkey Kong e dell’inizio della successo di Nintendo, delle prime beghe legali, di Dragon’s Lair e dei giochi laser, del crollo dell’industria nei primi anni ’80, della nascita di Electronic Arts, dell’ascesa di Sega negli anni ’90, dell’era dei computer Atari e Commodore, fino ad arrivare ai giorni del PC, Playstation 2, Xbox e Gamecube.

Certo, i nomi che si alternano rapidamente sulla linea cronologica sono tanti e sconosciuti ai più, alcuni semi-impronunciabili, sembra di essere alle prime pagine de Il Signore degli Anelli nel pieno della festa di Bilbo Baggins al punto in cui si elencano tutti i nomi delle famiglie di Hobbit… qui le creature fatate hanno nomi come Atari, Namco, Nintendo, Capcom, Williams, Taito… Di sicuro, ciò rappresenta un ostacolo per i non addetti e i più giovani, ma se avete un minimo di curiosità, il ritmo del racconto e la passione di Kent vi aiuterà a familiarizzare con “la mania che ha sconvolto le nostre vite e ha cambiato il mondo”.

Un unico appunto: la storia più recente è meno ricca di contributi, sembra un lavoro più affrettato al confronto con la parte dedicata ai giochi “arcade” (cioè i cabinati in sala-giochi), ad Atari fino agli anni ’80. Tuttavia non si tratta di un decadimento della qualità, piuttosto è il confronto con una prima parte davvero fuori dall’ordinario che fa apparire tutto il resto… “solo” ordinario.

Se è ormai scontato il valore dell’opera per qualunque lettore sia esso veterano, novizio o semplice curioso, per la qualità dei contenuti e la grande mole di informazioni sull’industria dei videogiochi, il libro riesce in un piccolo miracolo per chi ha iniziato a muovere i suoi primi timidi pixel con il joystick dell’Atari VCS o del pad dell’Intellivision: emoziona, scatena ricordi e reminescenze, sepolte insieme al nascondino, palla-avvelenata, i quattro-cantoni, le campane disegnate a terra con il gesso, le urla “tana-libera-tutti!”, le corse, la mamma che chiamava dal balcone… e ancora, una sfida secca a Sensible Soccer il tempo di una pausa tra le pagine dell’esame di diritto o economia. Si sfoglia un album di fotografie, dentro. Un album di ricordi, sensazioni sonnacchiose nel profondo, e il “game over” lo decidete voi.

Autore: Steven L. Kent
Editore: Three Rivers Press
Anno: 2001
Lingua: inglese
Prezzo: U.S. $ 19,95 – €. 14,99

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