Wanderful Asia #4 – Teheran

Mario e Thomas sono partiti per un’avventura che definiscono semplicemente “un lungo viaggio in moto”. Noi ne siamo affascinati, li seguiremo quindi passo passo rimandando al loro blog, accostando alle loro tappe di volta in volta un libro, un film, un disco affinché il loro “semplice” viaggio in moto possa essere per noi esperienza diretta. Hanno già percorso 9986 chilometri; attraversato Albania, Grecia e Turchia; arriveranno in Mongolia per poi tornare indietro.


Abbiamo letto di Teheran sulle pagine illustrate di Marjane Satrapi. Un Iran in equilibrio precario tra modernità e tradizione circonfuso dalla nostalgia per un Paese, quello dell’età dei nonni dell’autrice iraniana, ormai scomparso. Persepolis raccontava attraverso gli occhi di una bambina prima, di un’adolescente, poi, e di una donna l’involuzione del Paese, Pollo alle prugne ci riporta, con struggenti digressioni e ellissi, gli ultimi giorni di un grande suonatore di tar che si lascia morire dopo che la moglie gli ha rotto il suo prezioso strumento. Nella parabola del musicista, prima celebre, poi disperato, si riflette la progressiva perdita delle illusioni e la disperazione della parte più progressista della civiltà iraniana. Le parole di Mario e Thomas riflettono questa condizione ambigua, sebbene il tono sia quello un po’ scanzonato, non certo politico o sociale, del viaggiatore che, seppur accorto, resta sempre di passaggio.

So far, so good.

Abbiamo lasciato Saray in un bel mattino soleggiato e siamo tornati a Van, prima di ripartire nuovamente verso Est, stavolta in direzione Yuksekova. I primi cento chilometri non possono proprio essere definiti piacevoli, ma sono comunque stati sopportabili. La temperatura è stata costantemente sottozero ma il sole ha fatto del suo meglio e ci ha permesso di percorrere tratte di 30/40 km prima di doverci fermare per riattivare la circolazione in mani e piedi.

Abbiamo anche fatto qualche foto. Più tardi sarebbe diventato impossibile: ogni singolo apparecchio a batteria in nostro possesso ha smesso di funzionare intorno ai -15° e comunque, ammettiamolo, non è che fossimo proprio dell’umore più adatto.

Questa è stata scattata a 2750 m, le montagne sullo sfondo sono tutte oltre i 2000 m:

Wanderful Asia

Dopodiché il sole ha cominciato lentamente a sparire. Di quello che è accaduto dopo non abbiamo ricordi molto nitidi. Tra le cose che sono sicuro di ricordare ci sono Thomas che promette di convertirsi istantaneamente a qualsiasi religione il cui Dio fosse in grado di alzare la temperatura di 10 gradi, Thomas che cerca di scaldarsi le mani afferrando gli scarichi della mia moto (e poi tentare maldestramente di nasconderne uno sotto la giacca), Thomas che cerca di farsi crescere la pelliccia danzando nudo nei boschi, Thomas che si converte infine allo zoroastrismo (per la faccenda del fuoco, immagino).

Abbiamo fatto gli ultimi 50 km fino a Yuksekova guidando per tappe di non più di 10 km. L’ultima sosta l’abbiamo fatta a nemmeno 4 km dalla città. Era lì, la potevamo vedere, ma non potevamo farcela senza fermarci almeno un’altra volta.

Probabilmente non è la stagione giusta, ma la città è orrenda. Siamo finiti in una stanza piccola e sporca le cui minuscole finestre affacciavano su quella che sembrava una fogna ghiacciata. A uno sguardo più attento si è poi rivelata per quello che realmente era: una fogna ghiacciata. La notte la temperatura ha raggiunto i -22° ma il freddo non ci ha impedito di vincere una feroce competizione Italia-Kurdistan al biliardo del bar locale.

Il mattino successivo abbiamo finalmente passato il confine con l’Iran. Ci siamo fermati a Ourmiye dove siamo stati raccolti da un allegro gruppo di personaggi che hanno rifornito la mia moto ormai a secco, ci hanno prestato dei soldi visto che ancora non avevamo fatto il cambio, ci hanno nutrito e anche ospitato a casa di uno di loro. Abbiamo passato due giorni davvero piacevoli, chiacchierando, mangiando, bevendo e ascoltandoli leggere Omar Khayyam in Farsi.

Quando finalmente è arrivato il momento di rimettersi in marcia ci eravamo quasi dimenticati del freddo dei giorni precedenti, ma subito ci siamo scontrati con la dura realtà: ghiaccio, neve, mani ghiacciate, soste continue e un tentativo quasi riuscito di trasformare le imprecazioni in una nuova e completa forma d’espressione.

Lo stesso giorno abbiamo anche scoperto che gli iraniani hanno un approccio piuttosto originale all’alimentazione dei bambini:

Wanderful Asia Wanderful Asia

Non sappiamo il Farsi, ma immaginiamo che il messaggio per i genitori sia di proibire ai loro bambini di mangiare panini lunghi come un’automobile o i panetti di hashish, pena la trasformazione nei mostri spaventosi ritratti nelle foto.

Proseguendo il viaggio abbiamo avuto un’idea improvvisa quanto geniale: caricare le moto sul cassone di un camion e farci portare direttamente a Teheran. Abbiamo quindi trovato un camionista e cominciato a trattare sul prezzo. Ora, dovete sapere che ci sono almento tre valute comunemente utilizzate in Iran e altrettanti tipi di numerazioni. E noi non ne conosciamo nessuna. La nostra prima offerta, scritta su un foglietto da Thomas, era probabilmente sufficiente a sostenere il piano di sviluppo nucleare iraniano per tre anni. Il camionista ci ha abbracciato come fratelli e ha baciato Thomas sulle labbra. Rendendomi conto dell’errore, ho scritto una seconda proposta. Al che il camionista ha tentato di pugnalarmi allo stomaco.

In un modo o nell’altro comunque siamo riusciti a raggiungere un accordo e qualche ora dopo potevamo ammirare all’orizzonte le prime luci di Teheran…

[il blog di Mario e Thomas]