Datti una postura e lascerai la solita armatura: allo Yoga Festival trovi la dimensione ad personam

Che gli uccelli dell’ansia e della preoccupazione volino sulla vostra testa, non potete impedirlo; ma potete evitare che vi costruiscano un nido (proverbio cinese)

È fondamentale diventare consapevoli della propria solitudine, che è una realtà. E sentire questa solitudine, farne l’esperienza, è meraviglioso, perché è la tua libertà dalla folla, dall’altro. È la tua libertà dalla paura di essere solo (Osho, Con te e senza di te)

Un rispettoso saluto ad personam al sole, uno alla luna, satelliti, stelle, scorie e rifiuti cosmici compresi. Strana novità visto e considerato che in questo paese l’unica cosa ad personam nota è una certa collezione di leggi prêt-àporter che il mondo non pare ci stia invidiando. Quale persona? Di chi si parla? Ora non stiamo a cavillare. E poi si va fuori tema. Succede invece che per qualche giorno in un raduno antropologicamente vario, scapigliato forse, di certo polimorfo e multifacciale, ci si può sentire di avere la propria parte in capitolo in una storia nazionale sghemba inserita in un’epoca a spirali, giocando a inventare tante posizioni ad personam, ovvero impegnandosi a eseguire e personalizzare le posture dell’antichissima disciplina dello yoga, che niente hanno a che vedere con le sedute alla Camera o al Senato, o sul tav.

Che sia un aratro malandato per mancanza di elasticità muscolare, una farfalla impacciata o dalle ali tarpate da un potere mingherlino ma pur sempre più forte di noi, un cobra sottomesso al giogo ministeriale o d’ufficio o al giogo precario a vita e basta, una sedia artritica, una mezzaluna spezzata per l’arto accorciato dal benessere e dal cibo artificiale, una semplice pinza o un cadavere eseguito al meglio del meglio, allo Yoga festival di Roma dal 4 al 6 giugno ognuno può fabbricarsi la sua posizione ad personam per vivere o scoprire l’unione mente-corpo-animelle-anima e quant’altro.

Sembra un po’ l’Ikea della spiritualità questa, e ci si passi il confronto da bassifondi dell’anima. Vale il fai da te nel reparto che vuoi, scegli tu: finalmente. Tu porti il tappetino, non lo zerbino, l’abbigliamento comodo, la disposizione d’animo giusto, abbatti il pre-giudizio, al resto pensa lo spirito cosmico equamente ripartito in ambiti d’attività diversi.

È il terzo anno che la capitale accoglie lo Yoga Festival, organizzato dall’associazione culturale Tao, quest’anno dal titolo “Yoga è futuro”, forte della presenza di 44 scuole. L’evento è ospitato nello spazio verdeggiante della Villa Pamphili, a un tiro di schioppo dal nostro traffico veicolare eterno, la stessa cornice che accolse il “sovrano” libico Gheddafi e le sue tende beduine e che nei giorni della storia ordinaria accoglie invece il cittadino podista, ciclista, grossista del fitness e della tossina da scaricare. Stavolta lo stesso cittadino, in diversa chiave possibilista, o forse non lo stesso, o meglio una delegazione di cittadini, occuperà l’area intorno alla Cascina Farsetti per essere e diventare animista, artista del respiro e della tecnica yogica, fantasista della vita, della società e del costume, protagonista in modo altro, altro da sé, dal solito sé, altro dal solito modo italico. Yoga, si sa o non si sa, fa nulla, lo si dice per agevolare la lettura, in sanscrito significa unione, bella cosa l’unione se non è collusione; yoga è tradotto da noi spesso per semplificare le cose e dargli ospitalità in benessere psicofisico, armonia, equilibrio e altre equipollenze.

Tutti cerchiamo un benessere innominato, eccetto cadere e ricadere nei gorghi di una società molesta, funesta e inquinata, gorghi che contribuiamo a ricreare con gli stessi connotati e lo stesso accanimento nell’impresa che tanto disprezziamo. Più che unione, viviamo in un regime di ambivalenza, privata e collettiva,  ma che importa. Le occasioni per fare un pienone olistico, per sollevar di morale l’aura e i suoi derivati, per depurare le ali finite nel catrame di un vivere uggioso e al di fuori di ogni regola nella vita privata e in quella pubblica, che si tratti di praticanti esperti e di lungo corso, di principianti o di curiosi,  al festival non mancano. Si pensi che per soddisfare tutti i gusti, ma proprio tutti, come si fosse tra degustatori di cioccolato (e ci si passi anche quest’altro paragone alla muffa) per cui c’è chi sceglie dosaggio e percentuale di cacao diversi fino ai cultori del fondente al 100%, ecco, qui si miscela fisicità e spiritualità a secondo delle necessità dello yogin provetto, perfetto, in difetto, in prova e così via.

Ecco allora un pullulare di stili, alcuni dal suono mai sentito, nuovissimi ed enigmatici, mescolati ad antichi e riconoscibilissimi: ananda yoga, anusara yoga, ashtanga yoga, hatha yoga, iyengar yoga, kundalini yoga, karma yoga, mantra yoga, pranayama, raja, tantra, yantra, raja, yoga flow, yoga nidra. Nuovissimi stili, come nuovissime collezioni presentati in questa edizione 2010: bikram yoga, jiwamukti yoga, power yoga, yoga sistemico (forse per i più disordinati), moga, i 5 tibetani, trekking yoga, yogaxrunners (questi sono yoga dinamici). E poi c’è anche  l’antigravity yoga, che usa un’amaca per fare gli esercizi, e l’hot yoga, che non è l’hot dog ma richiede una sala riscaldata per l’esecuzione. Forse tutto questo ora non è casuale, forse questa è la risposta al discorso di Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia, di qualche giorno fa: macché macelleria sociale, macché evasione, macché sacrifici, il lavoro c’è, basta saperlo inventare. La psicosomatica e l’ansia sociale sono in crescita. Una bella fetta di mercato e consumatori di serendipity in ascesa. Evviva la società delle paure; nuove occasioni di profitto. Sacro e profano in commistione.

Ci saranno seminari, lezioni gratuite, presentazione di libri ai tre giorni. L’evento più atteso, la presenza di Paramahamsa Svami Yogananda che presenterà  le Upanisad dello Yoga, la Bibbia della materia, ripubblicate in italiano.  Le filosofie orientali sanno ciò che la scienza occidentale qualche volta e timidamente riconosce o rivela su energia e stati della materia. Altra cosa il mercato. Questa concentrazione di offerta  fa un certo effetto in un paese che ha un karma pesante, forse indelebile. Il karma delle disunioni di ogni ordine e grado. Il karma di una forma mentis inestirpabile. La mente a quest’altezza non conosce il senso del sacro, è fatta in un altro modo e complotta contro tutti. Qui il mobbing è prenatale per fare le cose con il dovuto anticipo; e l’armonia, se di armonia si può parlare, è nella truffa ben riuscita e nell’uso delle istituzioni pubbliche per leggerissimi interessi privati. E via e via e via. Ma si, che importa, approfittiamone. Facciamoci un’abbuffata di cure psicospirituali: sono previsti anche oltre mille trattamenti di ayurveda (medicina indiana e dintorni).

Tra qualche giorno sempre a Roma inizierà il festival del fitness per i cultori di altre chiese. Intanto abbuffiamoci di  pranayama e asana (respiro e posizioni). Male che vada, quando torneremo ai nostri lidi soliti, ci acconceremo nella posizione del cadavere che ben ci si addice.