L’ombra del dubbio

Nell’editoria italiana si verifica spesso un fenomeno inspiegabile: quando un autore straniero scrive un titolo di grande successo, si traduce e si ristampa esclusivamente quello, ignorando tutta la sua restante produzione, precedente e successiva. Pensate soltanto al destino di J. M. Barrie, amato e osannato da innumerevoli ammiratori in tutto il mondo, protagonista di fiction e pellicole cinematografiche a lui dedicate. Eppure, nelle nostre librerie, non è mai giunto nulla della sua vastissima produzione letteraria che non fosse legato a Peter Pan. Una sorte simile è toccata a Joseph Sheridan Le Fanu. Lo scrittore irlandese è diventato piuttosto noto, e non solo tra i cultori del genere gotico e fantastico, per aver creato, nel 1872, il vivido personaggio di Carmilla, uno tra i primissimi (e certamente il più conosciuto) vampiri di sesso femminile della letteratura. Nonostante venga spesso associato a velate suggestioni erotiche omosessuali, suscitando pruriginose curiosità nel pubblico maschile, Carmilla è, invece, una storia classica di «amore fatale», tra una creatura umana e una non umana; un tema che, negli ultimi anni, sembra tornato prepotentemente al centro dei gusti del pubblico.
A volte, spulciando antologie di racconti di fantasmi, era possibile imbattersi in qualche piccolo – e spaventoso – tesoro a firma di questo bizzarro scrittore, che viveva chiuso nella sua casa e lavorava ai suoi testi unicamente durante la notte, a lume di candela, terrorizzandosi con le sue stesse fantasie. Ma gli ammiratori italiani del Principe Invisibile (questo il soprannome che le sue inusuali abitudini gli avevano fruttato tra i colleghi) hanno dovuto attendere il 2008 e la casa editrice Gargoyle per scoprire Le Fanu anche come autore di romanzi, grazie alla traduzione di Lo Zio Silas.

A differenza della produzione più nota di Le Fanu, Lo Zio Silas non è una storia del soprannaturale, ma, piuttosto, una storia del mistero in cui protagonisti assoluti sono i recessi dell’animo umano.
Chi di noi non proverebbe una certa curiosità di fronte all’antico ritratto di un giovane uomo eccezionalmente affascinante? E se quell’uomo fosse, per giunta, al centro di un vecchio scandalo di cui nessuno vuole parlare? E se, infine, quello stesso uomo fosse nostro zio? È facile, dunque, comprendere la curiosità, e, allo stesso tempo, il timore che l’uomo del ritratto suscita, da sempre, in Maud, la giovanissima protagonista del romanzo. La voce narrante, però, non è più quella dell’ingenua ragazzina, ma quella della donna che, diventata adulta, ripercorre, con più obiettività ed equilibrio, alcuni strani eventi in cui è stata, suo malgrado, coinvolta.
Maud è la figlia di un uomo molto ricco e rispettato, caratterizzato da una profonda –  e a tratti persino estrema – spiritualità. La ragazza, cresciuta accanto ad un uomo solitario e riflessivo, ha sviluppato un carattere silenzioso e remissivo, che, spesso, la renderà inerme di fronte alle difficoltà che si ritroverà ad affrontare. La svolta decisiva nella vita di Maud, già orfana di madre, coincide con la morte di suo padre. L’uomo, infatti, annuncia nel suo testamento di voler di affidare le cure della sua unica figlia, fino al compimento della maggiore età, proprio allo zio Silas, l’uomo del misterioso ritratto. Ma come mai Silas è stato bandito dalla famiglia, tanto che la piccola Maud non ha mai avuto modo di incontrarlo?
Diversi anni prima Silas, pecora nera della famiglia, era stato sospettato di aver assassinato un suo creditore, evitando, così, nel modo più turpe, la prigione per debiti. Benché la colpevolezza di Silas non fosse mai stata provata, né lui né i suoi discendenti si erano mai liberati dell’ombra di quel sospetto, e si erano ritrovati esclusi non solo dalle fortune del resto della famiglia, ma dalla vita sociale dell’intera comunità. L’unico ad aver sempre creduto nell’innocenza di Silas, era proprio suo fratello che, affidando Maud all’ambiguo parente, vuole dimostrare, persino dopo la morte, il più completo sostegno al fratello che, dopo quella terribile esperienza, ha mutato vita, dedicandosi completamente alla meditazione religiosa.

Ma qual è la verità sullo zio Silas? Si tratta di un sant’uomo, vittima innocente di una calunnia, o di un assassino cinico che non esiterà a far fuori la sua tenera nipotina per impadronirsi dell’eredità di lei, e rivalersi, finalmente, di anni e anni di umiliazioni?
In una breve introduzione alla sua storia, Le Fanu prega il pubblico di non considerare Lo Zio Silas un romanzo d’appendice, e di non leggerlo, quindi, solo per scoprire la soluzione del mistero. Come vada giudicato il vecchio zio, d’altronde, è ben chiaro al lettore molto prima che alla candida protagonista.
I pregi maggiori de Lo Zio Silas risiedono, al contrario, proprio nella qualità letteraria della scrittura, e nella maestria di Le Fanu nel descrivere personaggi e atmosfere.
Vivendo la storia attraverso gli occhi di una protagonista così fragile e indifesa, il lettore sperimenta un eccezionale coinvolgimento emotivo, capace di risvegliare alcune delle paure più antiche; quelle che credevamo di aver superato crescendo e che, invece, continuano a sonnecchiare in qualche angolo oscuro della nostra anima.
La lettura de Lo Zio Silas ci riporta a quando, da bambini, qualcuno ci raccontava favole di streghe e di orchi, e, per quanto ne fossimo angosciati e spaventati, chiedevamo di ascoltarne ancora.

Titolo: Lo Zio Silas
Autore: Joseph Sheridan Le Fanu
Editore: Gargoyle
Dati: 2008, pp.560, euro 16,00

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