Una lettura curiosa per scoprire l’orchidea purpurea femminile

La gente comune chiama fiori le mestruazioni. Senza dubbio perché, così come gli alberi senza i fiori non producono i frutti, allo stesso modo le donne, senza i loro fiori, sarebbero private della facoltà di concepire
Trotula

Il libro La donna di fiori. Éros, botanica, alchimia di Giuseppe Testa si propone al lettore, anche a quello più scettico, come una via d’uscita dalla spirale di inquietudine e di ginofobia, che il tema trattato dall’autore ha da sempre generato nella tradizione culturale e popolare. La chiave di lettura ammaliante di questo libro è l’uso della prima persona singolare di colui che scrive: il “noto” con cui l’autore introduce il lettore in un percorso, personalissimo ma estremamente documentato, di sottigliezze filologiche (e fisiologiche) contenute nei termini e testi letterari riguardanti gli umori muliebri e i profumi venerei è l’aiuto per capire il percorso mentale, che ha prodotto questo libro. Infatti l’autore siciliano (editorialista e inviato speciale del quotidiano La Sicilia) cerca di spiegare in questo studio le metafore dei profumi femminili, in particolar modo di quelli legati alle mestruazioni, varcando i confini  della parola e scendendo alla radice etimologica dei termini incontrati, creando quadri composti da  suggestive immagini di fiori e di donne.

È ben evidente l’impegno di Giuseppe Testa nello studio delle fonti documentarie, che hanno portato alla considerazione che sussiste un rapporto secolare tra l’aspetto olfattivo e la ginecologia, come tra la flora e l’organo riproduttivo femminile tanto da trovare una specifica morfologia botanica: i fiori descrivono la fisicità e parlano dei fluidi corporei della donna, la quale, come loro, sboccia e si apre alla vita. Il sangue mestruale è il sospiro della specie, il gemito profondo che vince secondo natura ad ogni nascita e la donna per mezzo di questo flusso naturale diventa la  Grande Madre, presente in tutte le culture. La donna infatti possiede un ventre in grado di generare ed ha come presenza un grumo biologico potenziale, che rappresenta l’emblema della creazione. Il flusso biologico della donna è quindi un regime sentimentale racchiuso nell’enigma della femminilità, a cui gli occhi del mondo esterno possono accedere solo prestando attenzione all’essere donna quotidiano e a quei cambiamenti che il corpo subisce e che sprigiona, solleticando il tatto, l’olfatto e la vista.
Del resto tutte le parti del corpo sono dotate del calore naturale del sangue. Sangue e cuore rappresentano il principio dell’organismo, le condizioni organiche della vita e la donna ha in sé questa potenza: il flusso purpureo, l’umido orgasmico e il latte nutritivo sono proposti al lettore  attraverso un pamphlet di testi ed espressioni scelte tra Ippocrate, Proust, Dante, Joyce e molti (molti) altri.  Con una pressante documentazione l’autore dimostra al lettore non solo come le metafore del corpo femminile e dei suoi umori (usando un termine ippocratico) abbiano creato luoghi comuni presenti nei secoli, ma anche come la letteratura occidentale sia stata influenzata dai caratteri sessuali. Queste sono le principali caratteristiche del metodo con cui è stato trattato il tema, affrontato con una straordinaria sensibilità maschile.
Così le parole scritte nel libro di Giuseppe Testa sono uno svelamento del tabù del sangue femminile, che altro non è che un dono bioritmico fatto alla donna,  in grado di renderla sensuale, incomprensibile e totalizzante nella sua innata capacità di racchiudere nel corpo l’aurora e il crepuscolo della vita umana.

Titolo: La donna di fiori. Éros, botanica, alchimia.
Autore: Giuseppe Testa
Editore: Sellerio
Dati: 2011, 171 pp., € 16.

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