Pazzi per la scuola. Quando insegnare fa ammalare

A scuola ci si ammala. Tra le professioni d’aiuto, quella dell’insegnamento è la più esposta a malattie psichiatriche e oncologiche. In Italia un nuovo decreto legislativo cerca di correre ai ripari e prevenire il disturbo mentale professionale affidando al dirigente scolastico nuovi e delicatissimi compiti, ma c’è ancora molta incertezza, tra l’assenza di informazione e l’indifferenza istituzionale. Per fortuna c’è chi come Vittorio Lodolo D’Orio, medico esperto, priomuove corsi rivolti agli insegnanti e scrive libri in materia.

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Senza letteratura, senza immaginario, restano solo gli avanzi

La premessa a questo saggio di storia e letteratura gastronomica, Il boccone immaginario, edito da Slow Food, è che sia necessario restituire alla cultura fondata sull’analisi scientifica il seme dell’immaginario. “La gastronomia – afferma Alberto Capatti, docente di Storia della cucina – è uno sguardo obliquo, interrogativo, sul piacere e sulla sua estinzione […]”.

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Siamo esseri condannati alla fretta. Prigionieri di un incatesimo temporale, solo la filosofia può liberarci

Da dove viene questo tempo accelerato, e dove va, se va da qualche parte; e la fretta perché germoglia, quali radici storiche ha, che connotazioni psicologiche assume, lo spiega magnificamente il filosofo Diego Fusaro nel saggio Essere senza tempo, dove essere vale sia come sostantivo che come infinito con tutte le sfumature del caso. E il senza è una spia allarmante.

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La psichiatria come attitudine allo stupore, prassi dell’incontro e scienza antropologica: la lezione di Callieri, instancabile viandante nel mondo della vita

La psichiatria come antropologia cultura e scienza empatica basata sulla relazione e l’incontro: queste le indicazioni del professor Bruno Callieri al recente convegno nazionale dell’associazione italiana Rorschach dal titolo I metodi proiettivi contro i modelli riduzionistici della mente che si è svolto a Roma

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Manifesto della felicità: dalla società dell’avere a quella dell’essere. Tra Stato e mercato, vince l’utopia del possibile

le cose migliori partono dal basso. Dal basso sono sorti movimenti no global o gruppi di dissenso in Rete. Occorre dotarsi di una bussola per scongiurare il pericolo di ciò che si è stati, si è e si può diventare: monadi di consumo. Il Manifesto per la felicità di Stefano Bartolini ci vuole esseri in relazione aperti alla possibilità. “La società relazionale è possibile perché il Novecento è finito”.

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