Anche le strade hanno un cuore

Giovane studioso dell’Università della California, alla fine degli anni Sessanta Carlos Castaneda decide di intraprendere un viaggio alla scoperta dello sciamanesimo mesoamericano. Ma Gli insegnamenti di don Juan non è “solo” un trattato antropologico, bensì un vero e proprio punto di riferimento per le giovani generazioni dell’epoca e per quelle avvenire. Castaneda, infatti, incarna il sogno di tanti giovani che vorrebbero lasciarsi la civiltà alle spalle per andare alla scoperta dei segreti della vita; ma ben pochi hanno la fortuna di avere uno sciamano in carne a ossa disposto a seguire il loro percorso verso l’illuminazione. L’autore fa delle usanze sciamaniche materia di studio, attraverso i metodi propri dell’antropologia; e, come ogni antropologo che si rispetti, ne esce rinnovato nel profondo. Atti di coraggio: senza di essi, i cinque anni presso don Juan non sarebbero stati possibili.

Alcuni passaggi del libro sono inquietanti; come quando Castaneda racconta delle lucertole cui cucire gli occhi e la bocca, allo scopo di raggiungere visioni rivelatrici. Come non rimanere impressionati dal racconto (ben poco animalista) dei poveri animaletti strofinati sulle tempie degli aspiranti sciamani? Ma molti sono i momenti di orrore e terrore che Castaneda deve attraversare. Si tratta, il più delle volte, di assumere delle erbe allucinogene e ritrovarsi soli nel bosco ad affrontare strane figure che emergono dall’oscurità, non si capisce se della natura o della mente. Una vera e propria lotta che l’antropologo ingaggia, di volta in volta, con un simpatico cane, con un essere a metà tra l’umano e l’animale e con i propri ricordi. Ma figura centrale del libro è don Juan, archetipo del vecchio saggio staccato dalle cose del mondo. Attraverso dialoghi serrati e spesso criptici tra i due, impariamo a capire i segreti del peyote, dell’erba del diavolo e dei quattro nemici che ostacolano il cammino verso la consapevolezza: il primo di essi, la paura che tutto blocca. Un cammino spirituale con tutti i crismi, secondo don Juan, è raggiungibile solo a patto di lottare contro di essa fino all’incontro con il secondo nemico: la lucidità, “quella lucidità mentale, che è così difficile da ottenere, scaccia la paura, ma acceca anche. Costringe l’uomo a non dubitare mai di se stesso”.

Una volta sconfitto il secondo nemico, un terzo prende il sopravvento: il potere. Infine, l’ultimo nemico ad attendere l’aspirante sciamano, altri non è che la vecchiaia,”Questo nemico è il più crudele di tutti, il solo che non potrà essere sconfitto completamente, ma solo scacciato”. Quello tra Castaneda e don Juan sui quattro nemici è sicuramente uno dei dialoghi più avvincenti, insieme a quello sulla strada del cuore. Un’espressione apparentemente sdolcinata, quasi fuori luogo per un uomo della levatura di don Juan, ma che rivela il desiderio inestinguibile di ogni essere umano di trovare la via. Che, ci ricorda don Juan, non esiste: qualunque strada intraprendiamo andrà bene, perché tutte portano nello stesso luogo. L’unica differenza, appunto, è il cuore: se una strada non ce l’ha, meglio abbandonarla, non foss’altro che per godersi il viaggio.

Titolo: Gli insegnamenti di don Juan
Autore: Carlos Castaneda
Editore: Rizzoli
Dati: 2011, 280 pp., 9,90 €

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