La vita è una scatola di cioccolatini, prima o poi si squaglia

Non lo faccio per mettere le proverbiali “mani avanti”, ma devo premettere che non è per niente facile approcciare la scrittura della recensione di Hereafter. Se il cinema e la poetica di Clint Eastwood da sempre ruotano attorno a temi universali, tanto controversi quanto profondi e profondamente radicati nell’animo umano, questa volta più che mai il buon vecchio “faccia di cuoio” ha voluto andare fino in fondo e spingersi fino al capolinea, laddove la massima semplicità e la massima complessità si incontrano: l’opposizione semantica di base, quella tra vita e morte. Tutti sappiamo come non ci sia nulla di più universale delle domande su cosa sia la vita e cosa ci sia dopo di essa, così come tutti in fondo sappiamo come non esistano (e forse non possano esistere) delle risposte semplici, esaustive e indiscutibili, o forse non esistano proprio delle risposte. Per quelle gli esseri umani, da quando il mondo è mondo, sono sempre ricorsi al paranormale (nella sua accezione ampia di superamento dei limiti di ciò che è considerato fisicamente possibile) e la sceneggiatura di Peter Morgan scelta da Eastwood per il suo 37° film da regista non fa eccezione.

La trama vede tre protagonisti molto lontani tra loro sotto ogni punto di vista, tre personaggi di grande profondità tutti ben interpretati da Matt Damon, Cécile De France e dal giovane George McLaren, affrontare il rapporto con l’aldilà da punti di vista molto diversi tra loro e con con finalità ugualmente diverse, ma con la medesima disperata inquietudine. Tutti e tre hanno vissuto esperienze estreme ed estremamente intime nei confronti della morte e nessuno dei tre può, anche se vorrebbe, lasciarsele alle spalle: tutti e tre sono costretti a cercare di stabilire un contatto con il mondo dell’aldilà e in qualche modo a tentare di decifrarne i misteri. E, come spesso succede nelle storie, una specie di invisibile (paranormale?) forza magnetica, il fato, li attirerà l’uno verso l’altro fino a far incrociare casualmente i loro destini in uno stesso luogo. L’incontro finirà per rappresentare un punto di svolta tanto necessario quanto liberatorio nelle vite di ciascuno dei tre. Di più non voglio raccontare per non rovinare la visione a chi si accinga a vedere il film, vi basti sapere che ci sono scene piuttosto crude a altre molto toccanti, come ormai è scontato aspettarsi da un film di Eastwood. Insomma, chi va al cinema a caccia di emozioni non credo possa rimanere deluso da Hereafter. E aggiungo anche che, nonostante la presenza di ingredienti potenzialmente destabilizzanti, la storia fila via precisa e puntuale, senza attriti e senza intoppi, fino ad un finale che ci è sembrato un po’ affrettato e francamente anche un po’ stonato, che ci ha fatto uscire dalla sala con un piccolo dissapore inatteso dopo la bella scorpacciata che ci eravamo fatti nelle due ore precedenti.

E in tutto ciò il film di Eastwood ammette la presenza di un aldilà, seppur senza connotazioni religiose, e ammette anche la possibilità di un contatto tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Se ce ne fosse bisogno chiarisco che, ovviamante, si tratta “semplicemente” di un espediente narrativo e non di una del tentativo da parte degli autori di sostenere o appoggiare una folle teoria paranormale. In linea di massima non sono molto favorevole a questo tipo di espedienti narrativi in cui un ingrediente fantastico va ad inserirsi in un contesto altrimenti molto realistico, a meno che non siano grandi autori ad utilizzarlo, come il Charles Dickens di A Christmas Carol citato nel film. Ovviamente Eastwood e Morgan non sono Dickens e Hereafter non è A Christmas Carol, ma francamente se da un lato le incursioni nel mondo dei morti mi hanno fatto un po’ storcere il naso, dall’altro non mi sento neanche di bocciare l’operazione che comunque è stata condotta con la sensibilità e lo stile asciutto e razionale di Clint Eastwood che oramai conosciamo bene.

Hereafter – USA, 2010
di Clint Eastwood
Con Matt Damon, Cécile De France, George McLaren, Bryce Drew Howard
Warner Bros – 129 min.

nelle sale dal 5 gennaio 2011

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