Joyland, in attesa della luccicanza.

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Ci sono lettori che il giorno stesso dell’uscita del nuovo romanzo  del loro autore preferito si fiondano in libreria per scoprire, con disappunto, che l’agognato volume ancora non è stato recapitato, o che, peggio ancora, è lì da qualche parte, ancora ermeticamente custodito nella scatola della spedizione. È la sorte che magari toccherà il 4 giugno a qualche Fedele Lettore, a cui già brillano gli occhi, prima di avere tra le mani Joyland, l’ultima fatica (si fa per dire) di Stephen King. In realtà questa pubblicazione sembra solo un aperitivo, un espediente per ingannare il tempo nell’attesa del vero evento previsto nel prossimo autunno: Doctor Sleep, il sequel (sigh!) di Shining. Tralasciando la necessità di essere ragguagliati sulle vicende del maturo Danny Torrence (nella speranza che l’esperimento non risenta della Spada di Damocle rappresentata dal romanzo del 1977 e da Kubrick), ciò che incuriosisce è proprio il destino riservato a Joyland, che sembra navigare già in partenza controcorrente.

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In primo luogo sembrerebbe (mi guardo bene dal riferire trama o quant’altro, fin troppo facilmente reperibile in rete) trattarsi di una nuova incursione in un genere poco praticato da King, il giallo, e vista la precedente esperienza del non memorabile Colorado Kid, pubblicato nel 2005 sempre dalla Hard Case Crime, non si può certo dire che il nuovo romanzo parta con il favore del pronostico. A questo si aggiunge che (senza considerare La Leggenda del vento, che fa storia a sé) il libro si viene a collocare tra due titani: l’attesissimo Doctor Sleep, come detto, e il poderoso 22/11/’63 (ne parlavamo qui); così riesce difficile immaginare  che possa immediatamente riproporsi il successo del romanzo sull’assassinio di JFK, con il suo meraviglioso (ci siamo fatti prendere dall’entusiasmo, scusate) finale strappalacrime. Infine, considerando il rischio della regola dell’alternanza, che sembra governare la recente carriera di King, in base alla quale ad ogni buon romanzo segue un passaggio a vuoto, ci sono buone ragioni, giusto per non incorrere in una delusione, per abbassare il livello delle aspettative.

Noi Fedeli Lettori, però, come accade sempre, confidiamo nel guizzo del Re.

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