Paesaggi assolati e cioccolato: la migliore cura contro l’autunno

Sono dolci le ultime centinaia di metri che ci separano dalla Fondazione Ferrero di Alba. Nonostante la pioggia battente che sembra voler sancire definitivamente l’avvento dell’autunno, il profumo intenso di cioccolata e nocciole che riempie l’atmosfera delle strade limitrofe alla famosa fabbrica della Nutella è un’invincibile stimolatore di benessere, e tutto il percorso della mostra Morandi, l’essenza del paesaggio è sottolineato dallo stesso aroma.

«Il progetto espositivo – afferma la professoressa Maria Cristina Bandera, curatrice della mostra – è studiato per mettere in risalto l’itinerario mentale compiuto da Morandi nell’affrontare un tema che gli è peculiare e per permettere al grande pubblico di conoscere e fare proprie la “poesia” e la grandezza anche di questo aspetto della sua pittura». Ed effettivamente, cinque diversi decenni della produzione paesaggistica dell’artista bolognese vengono rappresentati in altrettante sale, con l’aggiunta di un piccolo spazio dedicato a una serie di acquerelli, in un’operazione che potrebbe essere definita poco fantasiosa, ma che proprio in questa sua facilità ha la sua forza.

Il folto numero di dipinti permette, infatti, di cogliere il percorso di crescita e di ricerca stilistica e teorica che ha segnato l’intera carriera pittorica di Giorgio Morandi e anche di coglierne alcune costanti. Ammirando il Paesaggio (Nevicata) dipinto nel 1910, quando il pittore aveva appena vent’anni, colpisce già l’intesa assenza della figura umana, evocata esclusivamente dalle case e dalle strade, protagoniste assolute di questi paesaggi che potrebbero essere visti come delle nature morte en plain air. All’influenza di Cèzanne, nel tempo, si sono aggiunte quelle di altri importanti impressionisti francesi, come Renoir e Degas – sempre subordinati al primo –, che si possono cogliere nel caldo Paesaggio del 1925, in cui i ponti e le case sembrano fatti di terracotta. Maturando, Morandi sembra diventare sempre più metafisico, certamente più teorico e interessato a cogliere e restituire il rapporto tra spazio e volumi, facendo del sobborgo bolognese di Chiesa Nuova un’insieme di strutture geometriche spoglie tendenti all’astrazione.  Le strade gessose diventano via via più enigmatiche, solcando campi di grano e prati di un intenso verde uniforme, e inerpicandosi senza meta sulle colline. Il naturalismo dei primi dipinti viene inesorabilmente superato dal senso di sospensione dei nuovi incastri geometrici ripresi dall’Appennino emiliano, e dai giochi di luce di tele che sembrano brillare eccessivamente, come delle istantanee prese in un assolato pomeriggio di luglio, restituendo l’essenza di una giornata estiva.

La mostra Morandi, l’essenza del paesaggio presso la Fondazione Ferrero di Alba (Cn) resterà aperta fino al 16 gennaio 2011.