OPAC SBN non deve morire #salvatesbn

21/05 – AGGIORNAMENTO: Buone (?) notizie, già in data 7 maggio la DGBID (Direzione Generale per le Biblioteche, gli Istituti culturali e il Diritto d’autore – organo del Mibac) smentiva che l’Iccu sia a rischio chiusura e che i tagli, inizialmente previsti al 31%, sono già stati ridimensionati al 14%. (Durissimo comunque districarsi tra questi acronimi). Il direttore dell’Iccu dott.ssa Rosa Caffo rispondeva con questo altro comunicato del 10 maggio (aggiornato oggi) in cui corregge il tiro: “Il “reale” livello di allarme è questo: ulteriori tagli metterebbero a serio rischio la continuità e la qualità del servizio.”

Che l’Iccu e SBN siano effettivamente a rischio chiusura o meno ci rimane comunque la certezza che in Italia i fondi destinati alla cultura siano completamente inadeguati al Paese che più di ogni altro della cultura dovrebbe fare il suo vessillo e se si continuerà nell’opera di taglio e ridimensionamento prima o poi le strutture dovranno giocoforza chiudere o semplicemente collasseranno (come a Pompei) alla fine ci si ritroverà con in mano solo un mucchio di polvere.


Non c’è limite al degrado culturale in cui il nostro Bel Paese riesce a sprofondare: in questi giorni si fa sempre più concreta la realtà che i tagli all’Istituto centrale del catalogo unico delle biblioteche italiane (Iccu) stiano mettendo a serio rischio l’esistenza stessa dell’archivio online del catalogo unico del Sistema Bibliotecario Nazionale, il mitico OPAC SBN, che potrebbe chiudere per mancanza di fondi e di personale.

OPAC-SBN

Apprendiamo dai comunicati stampa che la situazione è drammatica e la chiusura di questo importantissimo strumento che gestisce l’archivio di oltre 5000 biblioteche italiane offrendo una serie di servizi preziosissimi per studenti, ricercatori e utenti in genere (effettua la ricerca in un database di 14 milioni di titoli) sembra inevitabile.

I numeri di OPAC sono impressionanti: oltre 2 milioni di utenti, 50 milioni di ricerche bibliografiche con più di 35 milioni di pagine visualizzate. Nel database sono presenti oltre 14 milioni di titoli con 64 milioni di localizzazioni; il servizio permette di conoscere l’ubicazione del testo, prenotare la consultazione del libro o del documento, chiederne una riproduzione e in alcuni casi il prestito.

Queste le parole del comunicato del personale dell’ICCU:

Cessare la manutenzione e rendere insostenibile l’incremento di una tale risorsa, nella solita logica di tagli indiscriminati, è, a nostro avviso, l’ennesima offesa del diritto allo studio, alla ricerca e alla crescita culturale e pertanto riteniamo doverosa questa denuncia.

La chiusura appare ormai inevitabile. Chiunque svolga un’attività di studio o di ricerca, e più in generale chiunque, in Italia o all’estero, sia interessato a ottenere in lettura un documento nell’immenso patrimonio delle biblioteche italiane conosce il Servizio Bibliotecario Nazionale e ha sperimentato l’utilità del catalogo collettivo nazionale consultabile via internet.

Adesso, taglio dopo taglio, il Catalogo unico non dispone più dei finanziamenti necessari alla sua gestione. Si e’ dovuto ridurre il livello del servizio offerte e cercare finanziamenti al di fuori del bilancio dell’Iccu.

I tagli hanno colpito pesantemente anche il personale. Da anni i pensionamenti non vengono compensati da nuove assunzioni, ma soltanto provvisoriamente e in misura minima da collaborazioni esterne. Si interrompe cosi’ il passaggio di saperi ed esperienze che da sempre ha completato la formazione dei colleghi più giovani.

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via pinobruno.globalist.it

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