PETUNIA: la contemplazione di un paesaggio immobile

petunia_exhibitioffSabato 16 marzo Exhibitioff ha presentato Petunia, una nuova Unconventional Experience, presso il vivaio “Fratelli Sgaravatti” a Torino. L’occasione ha visto protagonisti la collezione P/E 2013 di Ombradifoglia – marchio torinese della stilista Elena Pignata – e gli ultimi lavori dell’artista Giorgio Rubbio.

A volte le parole non si prestano a rappresentare un’esperienza intima; per poterlo fare, credo sia necessario raccontare l’esperienza stessa, senza dilungarsi eccessivamente né andare alla futile ricerca di stantii e fasulli canoni oggettivi. Ed è così che, senza nessuna informazione su ciò che accadrà e ognuno con le proprie diverse aspettative, ci incamminiamo per un sentiero che si snoda fra moda e arte, in un paesaggio immobile che gioca sui mutamenti, sui contrasti delle monocromatiche sfumature invernali e i toni accesi del blu e del viola, i colori principali degli abiti di Petunia.

Viene spontaneo commentare a bassa voce, presi da una delicata suggestione la cui colonna sonora è data dalla musica degli archi e dal cinguettare degli uccelli. Ad ogni passo lo sguardo si posa sui disegni dell’artista torinese Giorgio Rubbio (matita, collage e olio su carta), piccoli quadri su sfondo rosa, ognuno abbinato a un abito. Il forte valore simbolico di queste opere si snoda sul momento del varco. Fiori, teschi e piccoli volatili sono i protagonisti di riti di passaggio, attimi sottili eternizzati dal tratto dell’artista nell’ossessiva ricerca della bellezza, di quel fugace ma decisivo momento che celebra l’affermazione della vita sulla morte corporea. In questo modo inverno e primavera divengono i simboli dei cicli naturali: il primo si fa da parte e si lascia osservare, intatto, immobile e vestito di bianco. Poco distante la primavera statuaria è libera di nascere silenziosamente mentre corrompe il candore delle proprie vesti con vernici viola e blu, vesti che poi donerà al vento affinché quei colori possano librarsi nell’aria donando la nuova linfa vitale alla natura che osserva. Il tragitto è breve eppure la sensazione è di essersi trovati per molto tempo in una dimensione differente, in un luogo temporalmente autonomo e amorale di apparente immobilità.

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Ultimato il percorso ho incontrato Elena Pignata:

– Elena, come nasce l’idea di questa performance?
L’idea nasce soprattutto dalla voglia di collaborare con altri artisti. Credo che unire le idee e, soprattutto, le competenze sia l’ unico modo di proporre innanzitutto un’esperienza nuova, da far vivere allo spettatore. Allo stesso tempo dà modo al designer di esprimere e spiegare tutto il concept che è alla base di quello che è il prodotto finale. Credo che le sfilate classiche siano un po’ superate. L’evento, o lo spettacolo completo, che coinvolge più sensi è sicuramente più interessante e diventa un’esperienza a tutti gli effetti, qualcosa che emoziona e che rimane nella memoria.

– Come mai la scelta del nome Petunia?
Petunia ci è piaciuto innanzitutto per il suono e per i suoi colori, che poi sono anche quelli dei miei capi e delle opere di Giorgio. E, allo stesso tempo, è il primo nome che ci è venuto in mente andando a sviscerare il nostro punto di partenza e nel riflettere su cosa possa nascere dopo la morte, il simbolico passaggio dalle ossa ai fiori.


Nell’epoca del ridondante e del rumore a buon mercato, il basso profilo e la delicatezza dell’idea stupiscono piacevolmente. Una non-performance che non cerca il colpo ad effetto né lo spettacolo facile ma che, piuttosto, obbliga a prendere una pausa dagli eccessivi stimoli sensoriali del quotidiano e a concedersi un momento di contemplazione, di personale lentezza.

È stata un’occasione rara per riflettere sulle piccole cose, sui segni elementari preziosi che, solitamente, affogano in quel disordine comunemente chiamato normalità.

Nei quindici minuti che accompagnano il cammino vivono solamente le piccole cose, quelle vere, in cui ognuno dei partecipanti, con le proprie diverse suggestioni, è divenuto il co-protagonista rispettoso di un silente e prezioso rito di passaggio.

Petunia è una mano tesa alla primavera, uno sbocciare intimo di un’idea di moda che travalica se stessa per divenire un’arte che vuole nascere e vivere nei colori, senza frastuono e senza luci artificiali.

Fotografie di Enrico Frignani

 

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