Un maiale che non vola è solo un maiale

If you didn’t care what happened to me / And I didn’t care for you
We would zig zag our way through the / Boredom and pain
Occasionally glancing up through the rain / Wondering which of the buggers to blame
And watching for pigs on the wing (Pink Floyd, “Animal”)

Festeggiamo, a diciotto anni dall’uscita ufficiale in Giappone, l’arrivo nelle sale italiane di Porco Rosso, film capolavoro di Hayao Miyazaki.

Miyazaki ci ha abituato a mondi fantastici, permeati dalla magia e dall’inverosimile, luoghi dalle vaghe cordinate geografiche e dall’incerta collocazione storica.
Porco Rosso è un film atipico, in cui Miyazaki si mette a nudo e si racconta, svelando le sue passioni e le sue debolezze.

È il suo film più “realistico”, ancorato alla terra (e paradossalmente ambientato nei cieli), in cui persone vere si muovono tra l’Italia (uno dei suoi grandi amori) e una non meglio collocata “terra di mezzo”, non luogo di rifugiati, pirati dell’aria, uomini in divisa e voglia di normalità. Siamo in pieno regime fascista e le ferite della prima guerra mondiale non si sono ancora rimarginate.
Il fatto che il protagonista sia un maiale, un suino antropomorfo di poche parole e dall’indole cavalleresca, è un “dettaglio” che si accetta come plausibile, senza necessità di spiegazioni ulteriori. Tutto quello che è dato intuire è che Marco Pagot (il nostro Porco Rosso) ha abbandonato le sue fattezze umane, con la pretesa di congedarsi dal genere umano tutto, avvilito da quanto visto e vissuto in battaglia. E tale intuizione è magicamente (stavolta sì!) sufficiente e convincente. È un maiale. Pilota una aereo. È il più umano di tutti. Nulla di strano insomma.

Miyazaki ama moltissimo questo film. Lo sa bene chi ha avuto la fortuna di visitare il Museo Ghibli, vicino Tokyo: la maggior parte delle installazioni e delle opere esposte sono dedicate (oltre che a Totoro) a Porco Rosso.

Il film d’altra parte contiene tutti i temi più cari al suo regista.
La passione per la meccanica, fatta di ingranaggi, velivoli che sbuffano vapori, perdono olio e necessitano di continue attenzioni e cura. Meccanismi sempre in bilico tra fantasia e verisimiglianza, costruiti (o ri-costruiti, in questo caso) in officine a metà strada tra la bottega di Leonardo da Vinci e l’azienda meccanica a conduzione familiare (la Piccolo S.p.A.).

C’è poi – e qui ritroviamo il Miyazaki più noto – il mondo dell’infanzia. L’infanzia spensierata e incosciente delle bambine rapite dagli sgangherati pirati dell’aria, i Mamma Aiuto; quella più matura e responsabile della giovane Fio, costruttrice di aerei improvvisata e protettrice di Porco Rosso. Che più di altri intuisce e insegna. E Fio non poteva che essere donna. La predilezione di Miyazaki per l’universo femminile è ben delineata: sono sempre loro, le donne, a tirare le fila. Ad amare, a capire, ad aspettare.  Gli uomini intanto giocano a fare la guerra. E infatti tutto culmina in una sfida nei cieli tra i due “uomini” del film: Marco Pagot e Donald Curtis, un cattivo che cattivo non è.

Alla fine, unica grande assente del “pacchetto Miyazaki”  in Porco Rosso sembra essere la magia. Ma in fondo creare il personaggio di un maiale che vola e renderlo assolutamente plausibile e umano per ben 94 minuti… non è di per sé una piccola magia?

Porco Rosso (Kurenai no buta)
Produzione: Giappone, 1992   
Genere: Animazione
Durata: 94’
Sceneggiatura: Hayao Miyazaki
Fotografia: Atsushi Okui
Montaggio: Hayao Miyazaki
Scenografia: Yoshitsu Hisamura
Colonna Sonora: Joe Hisaishi

3 thoughts on “Un maiale che non vola è solo un maiale

  • Novembre 24, 2010 alle 12:41 am
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    Era ora! Era ora che arrivasse presso i lidi itiali(di)oti! Se appena appena vi piace l’animazione giapponese, se appena appena vi fa venire i brividi la musica di Joe Hisaishi, se appena appena vi piace l’aviazione e se…appena appena siete italiani, allora questo film vi piacerà… … tanto tanto.

  • Novembre 24, 2010 alle 10:16 am
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    Chissà se nell’adattamento italiano la frase “meglio porco che fascista” è rimasta inalterata, o siamo stati talmente ridicoli da edulcorarla/tagliarla? Come la battuta su Berlusconi in Una Notte al Museo 2, per capirci.

  • Novembre 24, 2010 alle 11:53 pm
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    Il film è fantastico.
    Il Porco è un personaggio meravigliosamente a metà strada tra Corto Maltese e Saint-Exupery (senza offesa per nessuno dei due).
    E la battuta è rimasta: infatti, ed è questo l’unico appunto che muovo alla recensione, avrebbe dovuto essere il titolo dell’articolo! 😀
    Chapeau.

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