Solitudine di condizione o intenti?

Può una mostra fotografica essere uno strumento chiarificatore, farsi catarsi, di uno dei più complessi sentimenti umani universali qual è la solitudine?

Nella Galleria “Pino Casagrande”  delle Officine Fotografiche di Roma è allestita la mostra SOLO: portrait d’artistes, una carrellata di ritratti di artisti di fama e livello internazionale fotografati da Maurizio Valdarnini nell’ambiente a loro più congeniale: il proprio studio.

L’artista in queste foto è ritratto circonfuso da un’aura che si suggerisce quasi mistica di solitudine: nel proprio ambiente di lavoro, seduto in poltrona a bere un caffè o quasi mimetizzato tra le sue opere. Come tra i banchi di scuola, quando ci arrivava all’orecchio un suggerimento che riconoscevamo sbagliato, ci si ritrova nella scomoda situazione di voler riconosce in questi scatti ciò che altri vi hanno visto. E tuttavia nonostante ci si sforzi di ritrovarvi una malinconica e autentica solitudine ciò che si percepisce non è tanto questa condizione quanto piuttosto il contrario. Ci si chiede se non sia esattamente con le proprie opere che un artista possa sentirsi in compagnia. Quanto di più affine a noi stessi potrebbe esserci se non una nostra creatura? L’artista non ci appare solo, ma insieme al soggetto che decide di plasmare o perlomeno nel luogo designato alla creazione. Mentre lo osserviamo dall’esterno possiamo coglierne lo sguardo intenso e sorprenderlo mentre immagina, rimugina, si diverte, si giudica; mai pensiamo sia solo.

Appena è distratto dall’incursione del fotografo i suoi occhi appaiono già cupi e allo stesso tempo bramosi di riallacciare il contatto con la propria opera, non provare più la desolante sensazione di essere “solo” un ritratto d’artista.

Pensiamo che la condizione essenziale per produrre e creare non sia certamente la solitudine, l’idea che sia l’unico sentimento capace di connettere una miriade di volti e stili e opere ed espressioni diverse, facendo da filo conduttore, ci lascia perplessi: creatività e genio artistico non sono sinonimi (o sintomi) di solitudine quanto semmai di azione, condivisione, stupore, meraviglia, riflessione.

SOLO: portrait d’artistes (Mostra fotografica di Maurizio Valdarnini)
Officine Fotografiche di Roma
Via degli Ausoni, 7

fino al 17 settembre 2010

Può una mostra fotografica essere uno strumento chiarificatore, farsi catarsi, di uno dei più complessi sentimenti umani universali qual è la solitudine?

Nella Galleria ” Pino Casagrande” in via degli Ausoni 7 delle Officine Fotografiche di Roma è allestita la mostra “SOLO: portrait d’artistes”, una carrellata di ritratti di artisti di fama e livello internazionale fotografati nell’ambiente a loro più congeniale: i loro studi, dove le loro opere prendono vita.

L’artista in queste foto è ritratto circonfuso da un’aura che si suggerisce quasi mistica di solitudine: nel proprio ambiente di lavoro, seduto in poltrona a bere un caffè o quasi mimetizzato tra le sue opere. Come tra i banchi di scuola quando ci arrivava all’orecchio un suggerimento che riconoscevamo sbagliato ci si ritrova nella scomoda situazione di voler riconosce in questi scatti ciò che altri vi hanno visto. E tuttavia nonostante ci si sforzi di ritrovarvi una malinconica e autentica solitudine ciò che si percepisce non è tanto questa condizione quanto piuttosto il contrario. Ci si chiede se non sia esattamente con le proprie opere che un artista possa sentirsi in compagnia. Quanto di più affine a noi stessi potrebbe esserci se non una nostra creatura? L’artista non è solo, ma insieme al soggetto che decide di creare e plasmare. Mentre lo osserviamo dall’esterno possiamo coglierne lo sguardo e sorprenderlo mentre immagina, rimugina, si diverte, si giudica; mai pensiamo sia solo.

Appena è distratto dall’incursione del fotografo i suoi occhi appaiono già cupi e allo stesso tempo bramosi di riallacciare il contatto con la propria opera, non provare più la desolante sensazione di essere solo un ritratto d’artista.

La condizione essenziale per produrre e creare non è certamente la solitudine, l’idea che sia l’unico sentimento capace di congiungere una miriade di volti e stili e opere ed espressioni diverse ci lascia perplessi: creatività e genio artistico non sono sinonimi (o sintomi) di solitudine quanto semmai di azione, condivisione, stupore, meraviglia, riflessione.