Abrams e Spielberg: tre metri sopra gli UFO

Difficile capire con certezza quale rapporto esprima questo film. Forse dietro Super 8 si cela un amore devoto e appassionato come quello che legava François Truffaut al suo idolo Alfred Hitchcock, al punto che l’ultimo film del regista francese potrebbe tranquillamente essere girato dal maestro inglese. Oppure potrebbe essere manifestazione di beffardo disprezzo e adolescenziale senso di superiorità, come quello esibito da Picasso che affermava di poter falsificare senza difficoltà le opere di tutti i suoi colleghi, compresi gli amici più stretti. Fatto sta che l’ultimo film di J.J. Abrams (il padre di serie come Lost, Fringe e Flash Forward ma anche il regista dell’ultimo episodio di Star Trek) è, senza ombra di dubbio, un film che ripropone temi, stile e contenuti tipici del cinema del primo Spileberg, quello di ET e Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo, per intendersi.

Il film porta non solo moralmente ma anche legalmente il marchio della Amblin, la casa di produzione di Spielberg, e, considerato che non è possibile metter il copyright su un intero stile, mi sembra comunque giusto che da un film realizzato imitando le sue pellicole più celebri degli anni ’80 ci guadagni qualcosa anche lui. Protagonisti, naturalmente, sono dei ragazzini di circa 11, 12 anni ammirevolmente diretti da Abrams. La storia, come nella migliore tradizione spileberghiana, è raccontata quasi esclusivamente dal punto di vista dei “piccoli”. Fulcro iniziale della narrazione è un concorso di cinema per giovanissimi a cui Charles vuole partecipare a tutti i costi. La sua determinazione tiene insieme una piccola troupe eterogenea in cui il genuino e coinvolgente entusiasmo del regista-sceneggiatore deve sopperire continuamente alle numerose carenze tecniche e organizzative. In particolare Charles deve affrontare due grandi ostacoli che sembrano frapporsi minacciosamente tra lui e il successo: la morte della madre di Joe (Joel Courtney), truccatore ed addetto agli effetti speciali, e la concorrenza spietata e sleale. Charles, infatti, teme che, dopo il recentissimo lutto, il suo prezioso collaboratore trovi alquanto fuori luogo partecipare a un film sugli zombie. Inoltre la scoperta che alla competizione cinematografica parteciperanno anche ragazzi più grandi rende necessario, agli occhi di Charles, trovare qualche soluzione che renda il loro film più appetibile.

Il primo problema verrà risolto coinvolgendo nel tournage la bella Alice (Elle Fanning) per cui Joe ha una cotta epocale; il secondo verrà risolto più rocambolescamente cercando di inserire nel film amatoriale (in super 8, naturalmente, dato che ci troviamo alla fine degli anni’70) degli effetti speciali «gratuiti» come, ad esempio, il passaggio di un vero treno o il volo di un vero elicottero. Ma, naturalmente, i ragazzi si ritrovano coinvolti in qualcosa di molto più grande di loro e la piccola telecamera riprende più di quello che dovrebbe.

Il film è piuttosto solido nella sua prima parte, grazie all’ottima interpretazione dei giovanissimi attori e alla naturalezza e credibilità dei loro dialoghi, teneri e comici al tempo stesso. L’eroico impegno nella realizzazione di un brutto film dilettantistico suscita la divertita empatia del pubblico. Decisamente meno riuscita la seconda parte, quella in cui l’elemento fanta-scientifico dovrebbe irrompere sconvolgendo lo spettatore. La trama si sgonfia come un soufflé mal riuscito e nemmeno i copiosi effetti speciali riescono a risollevarne le sorti.

Super 8 non è un brutto film, anzi, è un prodotto ben curato e, per di più, le sue atmosfere vintage sono piuttosto gradevoli; il problema è che si tratta di un film già visto di cui il pubblico può prevedere quasi ogni cosa, in particolar modo la fine. Metafora un po’ troppo esplicita sulla difficoltà di accettare i mutamenti della crescita e quelli della vita in generale che sembrano sempre rivoltare e devastare il nostro mondo, Super 8 è un film che si guarda volentieri, magari con gli amici, anche se non siete dei fan di Spielberg. Un po’ ET, un po’ Dawson’s Creek, un po’ Goonies, un po’ IT a questo film manca, però,  quel qualcosa che rende un film ben fatto un bel film. Forse un po’ di personalità.

Di sicuro, se ET ha potuto essere riproiettato nei cinema 20 anni dopo e riuscire ancora a incassare ai botteghini, non credo proprio che il destino abbia in serbo per super 8 la stessa sorte.

Super 8, US 2011
regia di J.J. Abrams
con: Joel Courtney, Kyle Chandler, Elle Fanning
112 minuti

in Italia dal 9 Settembre