Sogni di carta: in mostra i disegni dei grandi visionari del ‘900

Spalancare la vita al sogno: per Marc Chagall è ragione di vita. Vivere è creare e creare è dare forma ai sogni, incanalare nell’arte visioni notturne quale risarcimento alle ferite dell’infanzia e alternativa alla cruda realtà. “Mia soltanto è la patria della mia anima – annota Chagall –  Vi posso entrare senza passaporto e mi sento a casa; essa vede la mia tristezza e la mia solitudine ma non vi sono case: furono distrutte durante la mia infanzia, i loro inquilini volano ora nell’aria in cerca di una casa, vivono nella mia anima”.  La pittura è itinerario nella dimensione onirica, tenendo a mente che ‘i sogni non vogliono farvi dormire, al contrario vogliono svegliare’: parola di Rene Magritte. Il tramite tra il sogno e la vita accidentale è l’arte che “scuote dall’Anima la polvere accumulata nella vita di tutti i giorni”, ricorda Picasso. E  in questo esser sbalzati dalla sella delle abitudini e del limite convenzionale,  si pone la pittura, “una professione da cieco: uno non dipinge ciò che vede ma ciò che sente, ciò che dice a se stesso riguardo a ciò che ha visto”, ricorda ancora Picasso. “L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è”, osserva Paul Klee. Infine (finale provvisorio in questo breve ma possente campionario di visionari) ancora Rene Magritte: “Nella vita tutto è mistero. la mente ama l’ignoto. Ama le immagini il cui significato è sconosciuto, poiché il significato della mente stessa è sconosciuto”.

Sogno e sogni, visioni, qualche volta declinate in incubi, allucinazioni; il mistero dell’esistenza in un disegno, l’immersione nelle profondità dell’essere a cogliere la vera realtà, il nucleo invisibile, attraverso giochi di colori. I pittori sentono, sanno, vanno dritti alla metafisica psichica, cuore delle cose, e più che una panacea è una cura starli ad ascoltare, come fermarsi a cogliere nelle loro produzioni quale parte di invisibile sono andati a scovare. Sono gli specialisti dei sogni anche più evanescenti, impressi su carta. E ‘Sogni di carta’ è una densa mostra appena inaugurata alla Galleria d’arte moderna e contemporanea Villa Franceschi di Riccione, racchiude dipinti, disegni, incisioni dei grandi maestri del ‘900: 70 artisti per oltre 100 opere distribuite su tre piani espositivi. La lista è lunga:  Adami, Balla, Basaldella, Bellmer, Boetti, Braque, Burri, Cagli, Calder, Capogrossi, Carrà, Casorati, Chagall, Ciacelli, Corpora, Corsi, Crali, Dalì, De Chirico, De Kermadec, De Pisis, Delvaux, Dorazio, Dova, Ensor, Ernst, Fautrier, Fellini, Folon, Gauguin, Gentilini, Grosz, Guidi, Hartung, Jacob, Klee, Lanskoy, Lazzari, Licini, Magnelli, Magritte, Manzoni, Marasco, Marini, Masson, Matisse, Matta, Mirò, Modigliani, Music, Novelli, Parmeggiani, Picasso, Pirandello, Poliakoff, Prampolini, Redon, Romagnoni, Romiti, Rotella, Santomaso, Savinio, Schifano, Severini, Sironi, Steinberg, Sutherland, Vedova. L’idea di raccogliere in un’unica rassegna le opere di artisti accomunati dal sogno nella diversità di stili, tecniche, mondi e visioni interiori, è stata di Giovanni Tiboni, gallerista, Guido Candela, economista dell’arte; Alessandro Giovanardi, storico e critico d’arte; Daniela Grossi, direttrice di Villa Franceschi. La galleria d’arte moderna e contemporanea di Riccione, è l’unica sul territorio della provincia di Rimini che ha una propria collezione di opere di cui alcune esposte. I disegni provengono da collezioni private o sono stati prestati da galleristi. La mostra celebra dunque in ordine, il sogno nelle sue declinazioni infinite, gli artisti tanto sognatori da essere gli unici ad avere la visione lucida sulla realtà, e la carta, materiale fragile, leggero come il sogno, capace di fermare impressioni fuggevoli. Il sogno codificato da Freud già sul finire dell’ ‘800 ha certamente acquisito una rilevanza terapeutica, simbolica ed esistenziale prima sconosciute imprimendo una svolta nella storia artistica e letteraria del XX secolo, ma anche antropologica.

Che il movente sia  l’ansia psichica, l’impossibilità di stare al mondo, la ferita originaria che ognuno si porta, trattati su carta da tali presenze del ‘900 le discordanze e i conflitti interiori, si trasformano in immagini, simboli, oppure astrazioni informi che sono l’equivalente di salti quantici verso altri livelli di realtà. Questa è insomma “un’esposizione interamente ordita di carte: una camera delle meraviglie del Novecento, una raccolta di ali di farfalla dipinte e incise, disegnate e spruzzate di pigmenti, organizzata non secondo l’idea della completezza storica, ma per sottili rimandi poetici e stilistici, per unioni nel contrasto che hanno sedotto il gusto di vari collezionisti. Alla levità del materiale corrisponde, all’opposto, l’illuminante densità del pensiero che s’imprime nel semplice bozzetto come nel lavoro compiuto, nel gioco estemporaneo e sapiente, così come nel rituale antico e complesso delle tecniche incisorie”, si legge sul catalogo a cura di Alessandro Giovanardi. In mostra ci sono vere rarità come i disegni di Amedeo Modigliani che sembrano emergere da una nebbia onirica o l’inchiostro viola su carta di Paul Klee che è un pensiero filosofico in forma d’immagini che attinge l’ispirazione a un primitivismo in voga.

Da evidenziare tra le opere (la cui trattazione richiederebbe uno spazio a sé) una xilografia di Paul Gauguin, Il sorriso, che “sembra quasi un esemplare ‘sovramondo’ onirico del suo esotismo, della sua ricerca impossibile di armonia con la terra e il mondo: anch’essa è compendiosa, fitta di riferimenti, carica d’inquietudini”, scrive Alessandro Giovanardi. E in questa distorsione quasi si apparenta all’incubo simbolista di Odillon Redon, ‘La tentazione di S. Antonio’, ‘padre’ anche del Picasso neocubista  che compone le acqueforti letterarie e mitologiche de La chute d’Icare: “passaggi onirici notturni che richiedono l’attenzione del pensiero”. È del 1968 l’acquaforte di Marc Chagall, ‘Il sogno dell’asino’: un asino volante si mescola a figure d’acrobati e a un androgino bifronte. “Simbolo della divina follia, dell’umiltà del sapiente e del santo, l’asino, come già il violinista è l’artista stesso che può vivere il suo destino solo camminando sui tetti, nelle figure ironiche e sapienti del sogno, sospese tra terra e cielo come ponti mobili, come liane ed altalene circensi”, spiega Giovanardi. Infine riconoscibile il Magritte, poeta dei sogni, capace di un effetto straniante dove l’ordine naturale delle cose è scomposto, gli oggetti familiari ‘urlano’ per rendere visibile il mistero. In esposizione anche disegni di Federico Fellini, di proprietà del museo Fellini di Rimini che stanno a ricordare che il regista iniziò la sua carriera come disegnatore, ma la carta resta il suo luogo di frequentazione privilegiato per tutta la vita. È su carta che immagina i suoi film, crea i personaggi e le scene. Su carta che Fellini, come gli altri artisti in mostra, fa trionfare  il nucleo più vero della sua essenza, l’esuberanza inventiva che secondo uno psicoanalista, Donal W. Winnicott,  “consiste nel mantenere nel corso della vita qualcosa che appartiene all’esperienza infantile: la capacità di creare e ricreare il mondo. È l’ onnipotenza del pensiero propria dell’età infantile”. Onnipotenza che degrada in età adulta in vuoto o peggio distruttivo esercizio del potere.

Galleria d’arte moderna e contemporanea Villa Franceschi, Via Gorizia, 2 – 47838 Riccione
Tutti i giorni dalle ore 20 alle 23
martedì e giovedì anche dalle 8,30 alle 12,30
Chiuso lunedì
Tel. 0541 693534 – 0541 600113
e-mail: museo@comune.riccione.rn.it, www.comune.riccione.rn.it, www.riccioneperlacultura.it