Tutti i colori dell’Africa

Transafricana - Fondazione 107 (4)Da sempre, il “Continente Nero” ha esercitato un fascino liberatorio sugli intellettuali e gli artisti europei e americani, i colonizzatori colonizzati dalle sue immense savane, la terra selvaggia e la straordinaria intensità dei colori del meriggio equatoriale. Per Hemingway era il luogo in cui un uomo poteva dimostrarsi veramente tale in una battuta di caccia accaldata al leone; il gruppo surrealista, Giacometti in primis, Carl Gustav Jung e poi ancora Picasso, si impadronirono delle forme africane per inserirle ciascuno nel proprio discorso pittorico o teorico, sfruttando l’essenzialità ipercomunicativa di figure che funzionavano da perfetti archetipi della coscienza universale, quasi a ricordare a noi europei, che, in fin dei conti, tutto siamo nati lì, in Africa. Nel 1989, poi, quest’infatuazione giunse al suo apice e venne canonizzata, quanto Jean-Hubert Martin, allora direttore del Centre Pompidou di Parigi, celebrò gli artisti “sconosciuti” del continente africano, accostandoli a nomi più noti dell’arte contemporanea, mettendo in luce la derivazione e l’affinità delle opere di questi ultimi con quelle dei primi.

Quella mostra ebbe una fortuna straordinaria, nata da un’intuizione geniale e, ancora oggi, la su importanza riverbera in un numero esorbitante e sempre costante di progetti espositivi, di cui è una perfetta esemplificazione questa Transafricana, ospitata dagli spazi decentrati della Fondazione 107 di Torino. Rifacendosi nel titolo alla celebre linea ferroviaria che tagliava longitudinalmente gli stati africani, da Nairobi a Città del Capo, dal continente più antico, l’Africa, Achille Bonito Oliva ha tratto sino a noi i colori più intensi, le forme e le mitologie più tradizionali e meno intaccate dal morbo della globalizzazione o, che è lo stesso, dell’occidentalizzazione, raggruppando negli spazi immacolati di Via Sansovino, sei artisti che spaziano dal Kenya al Sud Africa, rintracciando i binari della mitica tratta ferroviaria. Gli espliciti riferimenti ai Magiciens de la Terre del Centre Pompidou non mancano, tanto che ben due degli artisti selezionati – i più interessanti, per chi scrive – fecero parte di quell’allestimento seminale: la sudafricana Esther Mahlangu e il tanzanese George Lilanga. Le opere della prima si presentano come delle geometrie perfettamente simmetriche che esplodono attraverso un abile gusto cromatico fatto di tinte nette e da accostamenti mai banali, piacevolmente freschi per il gusto occidentale. Ancora i colori splendenti sono la peculiarità sia dei numerosi tondi a parete che delle sculture di Lilanga, accompagnati, però, in questo caso, da una figurazione ironica, fumettistica e quasi infantile che, allo stesso tempo, è capace di risultare sottilmente inquietante e credule.

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Mikidadi Bush, anch’egli tanzanese come Lilanga, e il keniano Kivuthi Mbuno, propongono dei dipinti naif che sono delle narrazioni surreali, quasi fiabesche, della vita nei villaggi e delle usanze umane e animali, il tutto con un’estrema semplicità, scevra delle costruzioni simbolistiche dell’occhio occidentale, alla costante ricerca di significati e origini. Questa è l’Africa contemporanea, in tutta la sua immediatezza cromatica, la sua apparente linearità e la soggiacente ambiguità.

Transafricana - Fondazione 107 (poster)Fondazione 107
Via Sansovino 234, Torino
dal 17 giugno al 16 ottobre 2011 (chiusura estiva 1 agosto – 31 agosto)