Donna alla finestra

Ogni mattina Lynda, madre e moglie soddisfatta e premurosa, s’affaccia dal portico della sua bella casa alla periferia di Dublino, verso il giardino zen, specchio della sua immota tranquillità ed eleganza. Il giardino le infonde serenità; una serenità semplice, fatta di belle cose, di una carriera d’artista soddisfacente, di due figli adolescenti, di un marito, Robert, impegnato e attento. Questo l’impianto di  Donna alla finestra; una storia sfaccettata e, al contrario, lineare.

Una radice marcia per questo fusto liscio e candido però c’è: si tratta del fratello minore di Robert, che pare destinato a sconvolgere le loro esistenze con cadenza periodica ed egoismo sfrenato. E rami giovani, stranieri e seducenti s’innestano sull’impalcatura più fragile dei rami: si tratta di Jon. L’amico fin troppo perfetto che Ciaràn, il figlio minore, decide di ospitare in casa per qualche tempo.

Piacevoli i continui cambi di prospettiva che, senza mai scendere di tono, s’alternano, dando voce ora a un protagonista ora a un altro, modulando armonie di pensiero che tanto più disarmoniche tra loro tanto più equilibrate toccano la percezione del lettore coinvolgendolo nei rispettivi punti di vista.

In questa storia noir, ci sono i cattivi e ci sono i buoni, ci sono gli ingenui e gli ignavi. Spesso accade, specie nella letterarura contemporanea, di schierarsi; è inevitabile. Non è questo il caso. Questo dramma che si insinua nelle pieghe della vita familiare di Lynda e Robert (alcuni l’hanno definita vita “comune” ma francamente se “comune” fosse davvero non ci sarebbe una storia degna di tal nome né tantomeno delle possibili considerazioni; il fatto è che nessuno è comune, nulla è ordinario) si svolge inesorabile, senza pause e tocca altre case, altri animi (compreso quello di chi legge) girando attorno a un unico perno: Danny.

Non Robert, non Lynda, non Daniel: Danny. Un diminuitivo che accresce lo sgomento, l’enormità di certe simulazioni, il livore di certi ricordi. Il nome della donna protagonista è invece quello di battesimo, il nome per intero della donna alla finestra, quella che non sa che “al limitare dell’ombra, qualcosa si muove”, quella che con la sua forza e la sua determinazione (l’intuito e l’intelligenza) riuscirà a cercare e trovare delle risposte che, ben lungi dal risolvere, aprono la strada alla rinascita, alla libertà.

Una storia dal finale aperto che lascia un po’ di amaro in bocca. Una scelta autoriale che probabilmente più di altre presume un profondo rispetto per il lettore. Non gradisco, però, l’incombenza di dovermi preoccupare per il futuro dei personaggi coi quali ho idealmente dialogato (che fine faranno? Potranno essere ancora sereni? Quanti ricordi resteranno vivi e chi tormenteranno?) e trovo nella “non conclusione” una scelta di comodo che mal s’addice a scrittrici del calibro di Catherine Dunne, che ricordo essere anche l’autrice de La metà di niente.

Titolo: Donna alla finestra
Autrice: Catherine Dunne
Editore: Guanda
Dati: 2010, 308 pp., 16,50 €

Acquistalo su Webster.it