Matrimonio o libertà?

È un best seller. Nonché un film famoso. E come sempre in questi casi, sulla copertina c’è la faccia dell’attore principale, in questo caso Julia Roberts. Un lettore snob raramente compra un libro con queste caratteristiche. Ma la tematica è così popolare e urgente che può accadere ci si abbandoni a letture che, a prima vista, tradiscono i propri credo culturali. Soprattutto perché si tratta di una storia vera, raccontata in prima persona. E così entriamo a piè pari nella vita di Liz, il cui cambiamento prende forma da una dolorosa consapevolezza: “Restare era impossibile, andarsene era ancora più inconcepibile che restare”. Un dilemma dall’apparenza irrisolvibile e conosciuto da tempi ormai remoti, se già Ovidio scriveva: “Così non riesco a vivere né con te né senza di te”.

Ma Elizabeth Gilbert, paradossalmente, trova la salvezza in una serie di pianti disperati e furtivi che hanno luogo, in piena notte, nel bagno dell’elegante casa di New York, condivisa con il marito. Sì, perché a un certo punto, una vocina proveniente dalle profondità dell’inconscio le suggerisce con calma di andare a letto. Nulla di paranormale, solo un embrione di consapevolezza che spesso si fa strada quando si tocca il fondo. È grazie a questa sorta di io più profondo e compassionevole che Liz riesce, non senza grosse difficoltà, prima a divorziare e poi a decidersi per un anno sabbatico da dividere tra Italia, India e Bali. Inutile dirlo, il libro scorre velocemente e la storia è piacevole e ben architettata. Con la protagonista, infatti, condividiamo tutti la ricerca della felicità e se la promessa di un libro è quella di svelare come la ragazza della porta accanto ce l’ha fatta, è molto difficile resistere alla tentazione di leggerlo, soprattutto se siamo inquadrati proprio in quello stile di vita alienante dalla quale lei stessa fugge. A rendere avvincente Mangia, prega, ama è anche la divisione in tre parti, ognuna delle quali pensata come una tappa essenziale per il raggiungimento dell’obiettivo-felicità. E così, in Italia Liz scopre il piacere, legato al buon cibo e a nuove amicizie. L’India è luogo di meditazione, mentre Bali rappresenta una sorta di sintesi delle prime due.

Le descrizioni non mancano di particolari interessanti e punte di apprezzabile ironia. Ma non mancano nemmeno gli stereotipi. Parliamoci chiaro: la Gilbert è una giornalista e sa bene quello che dice. Ma la sensazione è che a prevalere sia l’americana in vacanza. Esattamente come nel film, l’Italia pare patria esclusiva di piatti ipercalorici e uomini belli e dallo sguardo intenso. L’India non potrebbe essere altro che l’ashram frequentato dalla protagonista e Bali è il luogo ideale per trovare sé stessi mentre si osservano da una posizione privilegiata (quella di una donna indiscutibilmente benestante) piante esotiche e gente semplice al lavoro nelle risaie. Senza nulla togliere a chi ha la fortuna di viaggiare munito di un gruzzolo necessario a condurre una quotidianità decente e senza nascondere che la Gilbert arricchisce spesso il suo racconto con aneddoti storici e sociali, si tratta comunque del punto di vista di una donna che piega ciò che osserva a necessità individuali (queste sì occidentali). Colpisce il moto di coscienza che la scrittrice, a un certo punto, pare avere nel pensare a quanto di vero ci sia nell’equilibrio dei balinesi, dal momento che l’isola è stata per anni luogo di lotte intestine e sanguinose. Una consapevolezza subito seguita dall’imperativo delle proprie esigenze. Della serie: io sono qui per me stessa e non per capire se i gli altri siano veramente sereni come appaiono. Altro difetto: nonostante il percorso alla ricerca di se stessa sia irto di difficoltà, a fine lettura appare un po’ troppo lineare. Se l’Italia le ha dato un periodo ricco di piaceri alimentari e divertimento e l’India le ha permesso di trovare se stessa, cosa troverà la Gilbert nella sua tappa finale? Ovviamente l’amore, quello sano, libero e passionale. Ecco, se fate parte della schiera di chi crede che per essere felici non si possa prescindere da una coscienza critica della realtà, Mangia, prega, ama non fa per voi. Ma se volete abbandonarvi a una lettura piacevole e sognare, insieme alla scrittrice, un equilibrio che a noi occidentali sembra ormai precluso, non esitate a leggere questo best seller. Soprattutto se siete donne e avete superato la trentina.

Titolo: Mangia, prega, ama
Autore: Elizabeth Gilbert
Editore: Rizzoli
Dati: 2010, 378 pp., 18,50 €

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