Gli occhi raccontano ciò che le bocche non dicono

Ci sono degli eventi che mutano irreversibilmente la nostra vita. Non sempre li riconosciamo appena si presentano, ma, spesso, quando ci voltiamo indietro a riflettere sul nostro passato, scopriamo che è proprio da quel preciso giorno che, semplicemente, non siamo più stati gli stessi di prima.
Arrivato all’età della pensione, l’impiegato del tribunale Benjamin Esposito comprende che la vita da lui vissuta non è quella che avrebbe desiderato: è come se, a un certo punto, si fosse smarrito, e gli fosse divenuto impossibile essere felice o trovare pace. Nella sua esistenza, infatti, grava un peso invisibile, un grumo che nemmeno venticinque anni di vita ordinaria sono riusciti a sciogliere.
Benjamin (interpretato da un eccezionale Ricardo Darin) decide, quindi, di riappropriarsi della sua anima, rimasta incastrata negli avvenimenti di molti anni prima, e, come arma e pretesto, sceglie la scrittura. Invece di dedicarsi a rassicuranti e deprimenti passatempi «da pensionato»,  Benjamin prova ad adoperare carta e penna per ripercorrere quelle strade della sua memoria ancora così dolorose e vivide. Ed è proprio riparandosi dietro il suo libro, prodotto goffo e imperfetto di uno scrittore inesperto, che Benjamin ritorna a Buenos Aires e si rituffa nel suo passato, recandosi nel luogo in cui tutto ha avuto origine: il tribunale in cui lavorava nel 1974.

Qui Benjamin ritrova il suo capo di allora, l’attraente ed energica Irene (Soledad Villamil), una delle due donne che, venticinque anni prima, avevano sconvolto la sua vita. La seconda donna che si imprimerà indelebilmente nell’animo di Benjamin è Liliana, una giovane maestra di appena ventitré anni. Il viso delicato e luminoso di Liliana sprigiona una tale grazia da farla apparire quasi una creatura fatata. Per questo motivo è impossibile, persino per un uomo abituato al crimine come Benjamin, dimenticare lo spettacolo orrendo del corpo della ragazza, brutalmente stuprato e assassinato. Ma, soprattutto, è impossibile per Benjamin dimenticare lo sguardo del marito di lei, carico di un amore puro e totale; un amore che Benjamin non ritroverà mai più, in nessun altro uomo.

Benjamin, insieme a Irene e al collega Pablo (Guillermo Francellal), scanzonato e tenerissimo ubriacone, riesce a risolvere il caso, partendo dall’assunto che, nella vita, è possibile abbandonare qualunque cosa – dalle abitazioni, ai coniugi, alle religioni – tranne le proprie passioni.
Ma nell’Argentina degli anni’70 la situazione politica crea condizioni anomale, e, troppo spesso, verità e giustizia percorrono due strade separate, trasformando la vittoria di Benjamin, Irene e Pablo in una beffa amarissima e pericolosa.

Un filo di passioni brucianti e mute, lega tra di loro tutti i personaggi di questa storia, incatenandoli a vicenda e rendendo le loro vite incomplete e sospese, fino a che, con venticinque anni di ritardo, Benjamin non sentirà il dovere e il bisogno di sciogliere tutti i nodi, non ultimo il sentimento che lo lega, sin dal primo incontro, a Irene; sentimento, doloroso e inconfessabile, che nessuno dei due ha avuto, in passato, il coraggio di inseguire.

Il regista argentino Juan José Campanella dimostra un raro talento narrativo, gestendo con disinvoltura lo sviluppo della storia su due diversi piani temporali – gli eventi degli anni’70 e quelli del 2000 – e sperimentando una riuscitissima mescolanza di generi che contempla il racconto di indagine, il thriller, il melodramma, e, persino, qualche momento di esilarante commedia.
L’oscar come miglior film straniero vinto da Il segreto dei suoi occhi all’ultima edizione degli Academy Awards, ci sembra più che meritato, non solo per la solidità della trama, la fotografia morbida e sfumata, l’interpretazione eccellente e i dialoghi ben scritti, ma, forse, soprattutto, per aver mostrato come si possa realizzare un film per il grande pubblico senza dover, necessariamente, sacrificare la qualità del racconto.

Il segreto dei suoi occhi (El secreto de sus ojos) – Argentina/ Spagna, 2009
di Juan José Campanella
con Ricardo Darin, Soledad Villamil, Guillermo Francella
Lucky Red – 129 min.

nelle sale dal 4 Giugno 2010