La vita bislacca di uno scrittore fuori dagli schemi

Storie di ordinaria follia. Erezioni Eiaculazioni Esibizioni: cosa significa prendere in mano un libro del genere nel 2011? Una raccolta di racconti autobiografici e non, scritta in un’epoca rivoluzionaria (gli anni ’70), di cui oggi rimangono solo echi nostalgici e imitazioni posticce. Leggere Bukowski significa anzitutto tollerarne la volgarità. Sì, anche se viviamo in un mondo sfacciatamente impudico, queste storie possono risultare insopportabilmente sboccate. A prima vista, infatti, sembrano solo un concentrato di sesso, droga e rock’n’roll, al limite del pornografico: Bukowski era un alcolista (termine troppo politicamente corretto per lui), faceva scommesse agli ippodromi trovandosi regolarmente senza un dollaro in tasca e i suoi rapporti con l’amore erano promiscui, compulsivi e a tratti violenti.

Eppure, dietro a parole e definizioni pesanti, si cela un’anima sensibile e sofferta. Di una sofferenza, questa sì, pudica, che si nasconde tra le pieghe di un atteggiamento strafottente nei confronti del mondo e della letteratura. L’impressione, infatti, è che alla base di quel cinismo fastidioso ci sia una bella dose di finzione: la classica difesa che i “delusi dalla vita” adottando per apparire più forti, prima di tutto a se stessi. E allora via libera ai vocaboli più fantasiosamente triviali e al disprezzo per le buone maniere e la società intera, ad eccezione dei poveri e degli emarginati. La punteggiatura, fedele allo stile-non stile di Bukowski (abbasso la Cultura!), non è rispettata, così come altre regole sintattiche e semantiche sono stravolte, a favore di un linguaggio popolare, non elitario, dialettale.

I pensieri si rincorrono in una sorta di flusso di coscienza che attraversa tutti i racconti, legati da un unico filo conduttore, quasi a formare un romanzo spezzettato. E così Bukowski racconta dipendenze patologiche e relative conseguenze con ironica impassibilità: il carcere, l’isolamento e la malattia ci appaiono eventi tragicamente comici. Perché, in ossequio alla sua (mistificata) indifferenza per la vita, Bukowski se ne infischia anche della morte. Di questo rimanere ai margini dell’esistenza, lo scrittore ha fatto nel tempo motivo di orgoglio: impossibile non notare una punta di autocompiacimento nel parlare di sé come relitto umano. Un personaggio “contro”, che detestava l’atteggiarsi a qualunque cosa.

Un intellettuale difficilmente schematizzabile, forse perché sapeva cosa voleva dire fare l’operaio per vivere e scrivere di notte per passione, spesso senza ricavarne un soldo. Chi non capisce Bukowski, reagisce odiandolo. Chi lo intuisce, lo idolatra. Se siete in grado di sopportare la dissacrazione sistematica del vostro mondo e addentrarvi nei pensieri esacerbati da un misto di alcool e sensibilità (e quindi forse ancor più saggi), allora potete leggere Storie di ordinaria follia comodamente seduti in poltrona e, probabilmente, innamorarvi dell’autore. Anche perché avere qualche dubbio in più e non rassegnarsi a una vita acquiescente non può fare del male a nessuno.

 

Titolo: Storie di ordinaria follia. Erezioni Eiaculazioni Esibizioni
Autore: Charles Bukowski
Editore: Feltrinelli, Collana Vintage
Dati: 2005,  pp 341, 10,00 €

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