Nasce a Palermo un piccolo teatro patafisico per combattere la sindrome italiana delle patate lesse

“Merdra!” (Alfred Jarry)

Ubu Re ha stravinto e ce lo dimostra ogni giorno. Non ce ne siamo accorti, facevamo finta di non accorgercene, vittime di schemi mentali abitudinari, in realtà saltati dalla preistoria della coscienza, dunque reati perpetrati invano. Siamo attori e spettatori di una continua messinscena patafisica, cioè assurda, specie dal nostro punto di vista “privilegiato”, l’Italia. La patafisica, sia chiaro, non è scienza culinaria dei tuberi da svelare davanti ai focolari televisivi, ma è scienza delle soluzioni immaginarie e delle eccezioni, per dichiarazione esplicita ed arcinota del suo enunciatore, Alfred Jarry.

La patafisica, prima che scienza è condizione, sostanza; è sempre esistita e sempre esisterà con parossismi epocali. Sono i modi e le forme in cui si manifesta la “patafisicità” a cambiare. Il tempo avanza e talvolta migliora persino le cose: straordinaria evoluzione della specie, privilegio italiano, siamo un paese audacemente patafisico, stiamo diventando materia patafisica al 100 per cento, purissima, non tagliata. La scorza della realtà, la scorza della tv, le scorzette “amare” e le scorie tossiche della nostra politica, della finanza, dell’imprenditoria, e/o tutte quelle acrobazie delle nostre chiese, e poi il pigia pigia di umanità, comunque, ovunque straripante, che soffre di diverticolite e sogna la fama, cosa altro non sono se non grandiosa, incessante manifestazione patafisica? Assurdità, oscenità, non senso.

Ci stanno a mostrare che le eccezioni, solo e soltanto le eccezioni plasmano il nostro sgangherato divenire. Eccezioni che non confermano alcuna regola. Le regole sono saltate, come una dentiera scollata. Siamo in un universo finalmente svelato e che si manifesta per ciò che è, specie quando vuole mettersi in ghingheri, rappresentarsi, imboccando la via della finzione: crudele, fraudolento, involontariamente comico, surreale quanto basta. Esattamente per come lo svelò, lo acchiappò al volo nell’aria concentrata da secoli e millenni, lo codificò e ce lo fece intendere per la prima volta in questo mondo, era il 1896, Alfred Jarry, narratore e drammaturgo. In quella data, Jarry mise in scena per la prima volta il suo Ubu roi, insieme burattino meccanico e disgustosamente umano, meschino, crudele, repellente, avido di potere e denaro, ingordo e insaziabile (ricorda qualcuno?).

La finzione, dal teatro alla vita divenne autentico svelamento. Poi toccò al dottor Faustroll ricordarci che l’uomo che lo sappia o no è “chipster” patafisico. Nipoti e pronipoti del grande bulimico di potere nonché doppio concentrato di vizi, nonno Ubu, avanziamo in tal senso con la nostra pratica del vivere pubblico e privato immersi nello spazio-tempo dedicato al trionfo della razionalità apparente, rapacità evidente, e dell’oggetto. Gli oggetti comandano, persone ed eventi sono agiti da interconnessioni e/o perversioni assurde, qualche volta coincidenze, scontri di atomi spacciati per scontri di civiltà. Se il pupazzo alza la testa è per scandalizzare, oltraggiare, truffare, predare, infamare, diffamare, sfamare  l’ego.

Irriverenza, ironia, gusto del paradosso sono i fondamenti della scienza patafisica, oltre che “anticorpi dell’uomo contemporaneo contro l’oppressione e la massificazione della burocrazia, dei codici fiscali, postali, telefonici, bancomatici, internettici eccetera”, secondo il “patapittore” Enrico Baj. E allora questo nostro paese patafisico non per talento, non poteva non avere un piccolo teatro patafisico. Credete sia un luogo “a vanvera”, un posto di chiacchiere e intellettualismi, di mescita di versi e vezzi a caro prezzo?

Errore. A suo modo questo piccolo teatro patafisico che si inaugura venerdì a Palermo, sarà una scuola di formazione “politica”, patafisica, s’intende. Mettiamola così. Un tempo avemmo le Frattocchie e tutto finì in fratte. La Balena fu arpionata e schegge di ventresca approdarono ai discount istituzionali. Avemmo garofani in via del Corso finché un’alchimia punitiva li convertì in monetine da lancio. Poi ci furono i club azzurri ed altre amenità che sfornarono tanti reucci e replicanti di Ubu roi fino all’oggi dei casini da caccia e delle case aperte al Colosseo. Il piccolo teatro patafisico fa suo il motto di Enrico Baj, “Imago ergo sum”, tra l’assurdità dell’esistenza e quella del potere. La fantasia, facoltà “che può valicare le più alte vette e superare ogni difficoltà”, potrebbe regalarci cittadini patafisici. Forse politici, non più replicanti di Ubu.

E ora qualche informazione, o istruzioni per l’uso del teatro, per dirla con Perec.

Il Piccolo Teatro Patafisico è uno spazio creativo aperto e polivalente.
Scrittori e artisti patafisici di riferimento sono Fulvio Abbate, inventore di Teledurruti, Jean Baudrillard, Dario Fo,  Alda Merini.

Tra le attività previste:  Messa in scena spettacoli teatrali  Esposizione mostre d’arte  Realizzazione e messa in scena spettacoli della compagnia residente  Organizzazione concorsi artistici (teatro e cinema indipendente)  Realizzazione laboratori teatrali per i soci  Realizzazione laboratori teatrali per le scuole  Manifestazioni culturali di vario genere (presentazione libri, seminari, reading)  Organizzazione eventi di scambio tra compagnie  Attività sociali e culturali per il quartiere e la città.

Contatti: info@piccoloteatropatafisico.it

“Lei è un cretino, si informi!” (Totò)

“La morte è il grande giocattolo di Dio” (Alda Merini)

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