Tesori sempre più sommersi: il web contro la censura di AGCOM

Forse siete già informati, probabilmente no: dal 6 giugno in Italia avremo tutti il privilegio di essere cavie nel più avanzato e subdolo esperimento al mondo di imbavagliamento del World Wide Web. Il tutto in barba ai regimi totalitari di mezzo mondo che hanno ancora l’ingenuità di chiamare le cose con il loro nome (censura) e in assoluta controtendenza rispetto agli altri paesi occidentali (l’Islanda in testa) che invece si dotano di leggi per la difesa e la tutela della libertà di pensiero e di espressione attraverso i nuovi media. In questo contesto noialtri affidiamo alla nostra “prestigiosa” Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (la barzelletta Agcom, servi dei servi dei servi dei servi, basti vedere il meccanismo delle nomine) il divertente compito di oscurare sommariamente e istantaneamente qualsiasi pagina web sulla base di semplici sospetti di violazione del copyright, dall’oscuramento della singola pagina fino all’intero dominio, come già da tempo avviene con il sito svedese thepiratebay.org (che, ci tengo a precisare, è visibile in qualsiasi altro paese del mondo e i cui gestori siedono al parlamento europeo). Una delibera in nome del caro vecchio diritto d’autore, che, insieme alla privacy, a nostro parere sta diventando la truffa del secolo, il pretesto con cui calpestare i più fondamentali diritti democratici in nome di un’ipotetica (e spesso utopica) tutela commerciale della proprietà intellettuale (mentre in realtà sono le stesse dinamiche di mercato a privare di fatto gli autori della proprietà delle loro opere).

Non fatevi fregare, la vostra privacy non vale nulla (se non avete reati da nascondere) e non esistono autori che vivono grazie al copyright (che in realtà non tutela gli autori ma i produttori). E in ogni caso è nostra assoluta convinzione che la libera diffusione dei contenuti, in un’epoca che ne rende possibile la circolazione in tempo reale e a costo zero, sia un valore che tutti dovrebbero perseguire e difendere, un valore che va ben oltre le grette logiche di mercato. Ma stiamo andando fuori traccia: questo è un discorso molto complesso (oddio, a noi in realtà sembra semplicissimo) che speriamo di riuscire ad affrontare prossimamente su queste pagine.

Per ora torniamo alla porcata della delibera n. 668/2010 dell’Agcom. Non ci vuole una ricerca approfondita per capire quale sia l’intento reale dell’operazione: colpire i nuovi media digitali e il web 2.0 (in particolare siti come Youtube in cui gli utenti hanno la possibilità di caricare contenuti liberamente) per tutelare gli interessi dei media tradizionali e dei loro editori, in testa a tutti il nostro buon presidente del consiglio, che già ha tanti guai, e la sua Mediaset.

E il rischio, naturalmente, è quello del controllo sociale e culturale; che con la vecchia scusa di privacy e copyright si possa in quattro e quattr’otto oscurare qualsiasi blog/sito/portale che non vada a genio, magari per motivi politici, senza possibilità di ricorsi e appelli. Poi, che il diritto di autore sia fondamentalmente un pretesto è evidente per il semplice fatto che è assurdo solo pensare che l’Agcom possa realmente avere la capacità di intervenire capillarmente a rilevare e oscurare tutte le violazioni del copyright presenti in rete. Sarei proprio curioso di vedere come e quanto si attiverà l’Agcom quando un pinco pallino qualsiasi gli dovesse segnalare che un grosso portale (come repubblica.it o tgcom.mediaset.it) abbia utilizzato un estratto di un suo post o una sua immagine o un suo filmato, come del resto è prassi nel mondo mediatico italiano. Detta la nostra, se volete continuare ad informarvi (o attivarvi) vi segnaliamo quest’ottimo articolo di Tom’s Hardware, l’appello di Agorà Digitale e la petizione, che vi invitiamo a firmare immediatamente.

Siamo appena usciti da un una tornata referendaria che ci ha ridato un po’ di speranza su come la società civile, dal basso, possa riuscire a rialzare la testa e mettere i bastoni tra le ruote a questo becero regime oligarchico che spadroneggia in Italia, speriamo di riuscire a rovesciarli anche qui. Forza.