The Pains of Being Pure At Half

Ci sono alcuni dischi che ti prendono per i loro inizi fulminanti, perché riescono a inanellare di seguito quelle tre o quattro canzoni (ma ne basterebbe forse una) che ascolteresti solo in modalità repeat, capaci di ipnotizzarti per ore per poi scoprire, ansioso, che il resto non è poi ‘sto granché. A questo giro purtroppo è toccato a Belong, seconda fatica dei Pains of Being Pure At Heart.

L’album d’esordio di questa band di timidoni di NYC aveva colpito tutti per la freschezza semplice delle canzoni, per i testi intimi e l’approccio schivo all’ambiente musicale. Eccoli quindi, dopo due anni, un ep e una manciata di singoli, di ritorno sulla scena con un disco nuovo fiammante. L’etichetta è la stessa, la Slumberland, a indicare un percorso ben preciso e pensato, un segno di continuità che in questi tempi, in cui il salto di qualità è forse un’ossessione troppo calcata, non può che essere un’ indicazione di una scelta ragionata da parte della band.

Se però l’etichetta è la stessa, cambiano i produttori. Dietro il mixer si sono intervallate due grosse personalità della scena musicale, Alan Moulder e Flood (produttori di gente come PJ Harvey e U2), che hanno dato all’album un inconfondibile suono anni ’90 percepibile fin dalla prima pennata di chitarra. Più sporcizia e meno pulizia nei cantati e nelle distorsioni, più elettriche e meno acustiche. Il risultato? I primi quattro pezzi sono dei singoli spacca pista come non ne sentivo da tempo. Belong, come hanno detto molti, ha il carattere degli Smashing Pumpkins di Siamese Dream mentre Heaven’s gonna happen now con il suo riff travolgente ti accompagna dritta dritta al giro di basso che apre il singolone per eccellenza di questo disco, Heart in your Heartbreak, canzone perfettamente costruita su tutti i pregi della band: strofa incalzante che poi si apre nel ritornello mnemonico (nel senso che impari a memoria dopo un ascolto). E poi ancora, il falso synth-pop di The Body a chiudere il quartetto iniziale.

http://player.soundcloud.com/player.swf?url=http%3A%2F%2Fapi.soundcloud.com%2Ftracks%2F12674015 The Pains of Being Pure at Heart – Heavens Gonna Happen Now by adam-abraxis

E dopo? Ecco, finalmente prendiamo fiato, c’è Anne With an E. Ora ci aspetteremmo nuovamente qualcosa di tosto ma invece, stranamente, il disco non riprende più. Le canzoni successive risultano, paragonate alle prime, ben più fiacche e si fatica a ritornare sui ritmi iniziali. Forse, ma solo forse, ci si arriva con la canzone finale, Strange, ottimo commiato, allo stesso tempo malinconico e tirato. Ma le altre, quelli lì nel mezzo, soffrono il distacco e rimangono per lo più anonime. Peccato perché questi ragazzi sono seri e hanno talento. Un album riuscito a metà dunque dove a cose egregie, veramente egregie, si alternano pezzi poco memorabili; un lavoro comunque gradevole ma che manca di quella marcia in più che ci saremmo aspettati; un disco probabilmente di passaggio verso qualcos’altro.

Ascolta l’intero album qui

[vimeo http://www.vimeo.com/22011075 w=400&h=225]

The Pains of Being Pure At Heart “Heart In Your Heartbreak” from Slumberland Records on Vimeo.