La sua vocazione al trionfo ed al pianto

Ospitata nel prezioso e controverso complesso dell’Ara Pacis a Roma, la mostra – multimediale e itinerante – di Fabrizio De André supera le più ottimistiche aspettative. Puoi perderti nell’intimità del luogo per ore, senza far caso al tempo che scorre e al viavai incessante di visitatori non sempre discreti.  Suddivisa in cinque sale, che corrispondono a un percorso ideale, la mostra è un viaggio alla (ri)scoperta dell’uomo e del personaggio pubblico. De André misantropo, scontroso, ubriacone. De André poeta, musicista, istrione. La musica ti accompagna per tutto il tempo e ti sorprendi a canticchiare, incurante della presenza di altre persone.

È una mostra immersiva, perché riesci a isolarti e abbandonarti alle impressioni, ai ricordi, alla compassione nel senso etimologico del termine. È una mostra interattiva perché il visitatore non è mai passivo, non si lascia piovere addosso le emozioni ma le provoca.

È come entrare per gradi nella vita di qualcun altro, non in modo invadente ma piuttosto partecipativo. Un percorso ideale (suddiviso in ambienti differenti) definisce De André attraverso la poetica, la musica, i personaggi, la vita, i documenti. Il buio della prima sala predispone alla struttura complessa dell’esposizione. Filmati proiettati su pannelli trasparenti, De André parla, spiega, traduce le sue canzoni in vita vissuta. Ogni pannello è una storia, un’idea tratta da pochi, significativi versi: Genova, l’amore, la guerra, la morte, l’anarchia, gli ultimi.
Ti immetti in un corridoio, ancora buio, e ti imbatti nei suoi 33 giri. Osservi e, una volta compreso il meccanismo, ne scegli uno e poi un altro, finché qualcuno non ti chiederà di cedere il posto. Poi segui il sentiero tortuoso, ricco di foto, oggetti, scarabocchi, note, pagelle, lettere. Non tralasciare le lettere. De André che scrive a Babbo Natale o che chiede perdono alla mamma.
Alla fine del tunnel puoi giocare con i personaggi più famosi delle sue storie: il bombarolo, il giudice, Nina…. La scenografia creata per la turnè Le nuvole, qui riprodotta per essere manipolata e personalizzata dal visitatore.
Oppure puoi rinchiuderti in una sala di proiezione, dove ripercorrere la carriera, le collaborazioni, le apparizioni pubbliche (imperdibile la performance dei New Trolls a Incontro con, la trasmissione RAI condotta da Enza Sampò, che vanta una delle prime e più approfondite interviste televisive al cantautore genovese).

Un De André giovanissimo, che dice di non essere un uomo da palcoscenico, che non ama i clamori, l’invadenza, le interviste.

Il De Andrè più noto, quello degli ultimi concerti, seduto su una seggiola nella stessa posizione, chitarra in mano, che intrattiene milioni di persone e ride e parla con loro.

Il consiglio, per intraprendere il viaggio in maniera più consapevole, è di organizzare la propria visita consultando il sito della mostra: il viaggio perde di spontaneità e sorpresa, ma l’organizzazione aiuta a non disperdersi e a utilizzare meglio il tempo a disposizione (il solo filmato riprodotto nella sala cinema dura cinque ore senza interruzioni).

Fabrizio De André. La mostra
Museo dell’Ara Pacis

realizzata da Studio Azzurro
a cura di  Vittorio Bo, Guido Harari, Vincenzo Mollica, Pepi Morgia
Martedì-Domenica ore 9 – 19
Intero € 9; Ridotto € 7

Roma, fino al 30 Maggio 2010