Un profeta all’inferno

Malik El Djebena è un ragazzo. Un ragazzo di 19 anni che al mondo non ha nessuno, cresciuto in un orfanotrofio, analfabeta, mezzo arabo e mezzo francese, senza una fede religiosa, senza una coscienza politica o sociale, senza un obiettivo. Malik El Djebena è un ragazzo di 19 anni che al mondo non ha nessuno eccetto l’avvocato d’ufficio che lo ha seguito per tutto il periodo di detenzione che ha vissuto da minorenne e che all’inizio del film lo avverte: ora le cose sono cambiate, Malik ha 19 anni è il carcere che dovrà attraversare è quello vero, per 6 anni. Malik è destinato ad affrontare la sua maturazione in prigione; ci entra ragazzo e, se ne uscirà, è destinato ad uscirne uomo. Ma che genere di uomo?

I presupposti non sono buoni perché il carcere francese in cui è detenuto più che un centro di recupero e riabilitazione sembra un centro di dannazione e di avviamento al crimine, senza alcun libero arbitrio.  Malik si ritrova confinato in un girone infernale diviso tra l’etnia araba cui lui appartiene solo tangenzialmente, e i criminali corsi capeggiati dal boss Cesar Luciani. Malik non ha nessuno fuori dal carcere e non ha neanche nessuno che lo protegga dentro. Uccidi o sarai ucciso, recita il sottotitolo del film: la sua iniziazione forzata è violenta, brutale, orrenda, atroce. Qualcosa da cui non si può tornare indietro e che lascerà una traccia profonda dentro Malik che di colpo non sarà più un ragazzo e che da allora inizierà un lungo percorso che lo porterà ad affrontare, quasi completamente da solo, il mondo bestiale che lo circonda, nel tentativo di riprendere il controllo della sua vita e di ristabilirvi l’equilibrio. Come un profeta.

Un Prophète è il titolo originale del film (e non Il Profeta come nell’infelice scelta del distributore italiano) con cui Jacques Audiard ha rastrellato premi in tutta Europa e con cui ha dimostrato come il cinema europeo, e quello francese in particolare, possa ancora essere in grado di trovare la formula per mettere insieme autorialità, tematiche sociali che siano assieme universali e contingenti, critica e pubblico. Intendiamoci, a mio parere questo non è certamente un film “da 5 stelle”: talvolta l’ho trovato confuso, nell’ultima parte un po’ precipitoso (nonostante i 150 min. di durata) e nella costruzione dei rapporti tra i personaggi anche un po’ approssimativo. Però ben vengano film come questo, registi come Audiard e attori come il protagonista Tahar Rahim

Il Profeta (Un Prophète) – Fra, Ita, 2009
di Jacques Audiard
con Tahar Rahim, Niels Arestrup
BIM – 150 min.
nella sale dal 19 marzo 2010