Krúdy e la bruciante scoperta del sogno

Love's Shadow, Anthony Frederick Sandys

Primi anni del Novecento. In una Budapest popolata di disillusioni e freddo un alito di vento s’insinua attraverso la finestra in casa di un impresario di pompe funebri. Sul trespolo di una gabbia un pappagallo, madrelingua inglese, orgoglio del suo padrone, comincia a straparlare in ungherese; a parte questo, e alcuni mobili ostinatamente fuori posto, tutto sembra in ordine e consueto nella stanza da pranzo di János Czifra. Una candida tovaglia di lino, la zuppa serale, le posate ben lucide. E qualche ombrosa presenza rimasta lì a tenergli compagnia dopo qualche funerale tra i tanti cui l’impresario aveva preso parte.

È abituato ad aver a che fare con i morti, János, non li teme, non teme i loro occhi vitrei e sbarrati, le loro palpebre sottili, la loro pelle diaccia appoggiata, quasi stesa, sulle ossa.
I morti non sognano più, non partecipano all’esistenza dei vivi né la inficiano, si limitano a condurre un’esistenza parallela, grigia, sfocata. Ci sono, ma non lo danno a vedere.

Quell’alito di vento non era l’anima di un defunto, né un freddo refolo anticipatore del calar della notte; si trattava di un’ombra particolare “era scura e amorfa, come quella di un becchino in fondo a una buca spalancata nel buio sempre più fitto di un pomeriggio d’inverno”.

Era il diavolo, venuto a intromettersi nell’esistenza di un uomo che, e di questo era consapevole, lo stava aspettando, non l’avrebbe scacciato, ma inizialmente l’avrebbe tollerato per poi, col passare dei giorni, renderlo una parte di sé, specchio buio di se stesso.

A causa del demonio che l’accompagna (o grazie a esso), János si ritroverà a frequentare luoghi a lui del tutto estranei o posti familiari riscoperti sotto un’altra luce. In compagnia di quest’anima marcia che diventerà proiezione dei suoi sogni fino ad assumerne del tutto le fattezze e diventare Sogno, un compagno di vita, sé e altro da sé al contempo, János assisterà a scene dalla profonda tempra erotica. Si lascerà trascinare in un vortice onirico strettamente connesso al reale in cui dar sfogo a ciò che è illecito, ciò che è proibito.

Aiutato dal suo demone personale, però, potrà anche scorgere e comprendere il senso nascosto e tragico di alcune vite; sentire sulla propria pelle sofferenze e umiliazioni, ascoltare storie di amori struggenti e morti orribili.

Alla tensione verso il peccato seguirà una ricerca di redenzione e discolpa che velerà di soffusa malinconia pagine dal tono tanto grottesco quanto drammatico.
“Né divertente né triste, questo romanzo somiglia alla vita così com’è vissuta sotto molti tetti di questa città”.

Di Gyula Krúdy, autore di La gioventù di Sinbad, Il giorno delle donne viene pubblicato in Italia da Cavallo di ferro, nella raffinata traduzione di Alessandra Olivieri Sangiacomo.

Titolo: Il giorno delle donne
Autore: Gyula Krúdy
Editore: Cavallo di Ferro
Dati: 2010, 224 pp., euro 16,50

Acquistalo su Webster.it