Quali sono le serie tv in onda in quest’estate 2013? #summer13tv

Non abbiamo ancora finito di raccontarvi tutte le novità appena andate in onda in questa ricca primavera (e soprattutto non abbiamo ancora finito di vederle) che è già tempo di pensare alla stagione estiva: tale è l’abbondanza televisiva, e non saremo certo noi a lamentarcene. L’estate 2013 segnerà la conclusione di due serie che hanno fatto la storia della televisione contemporanea (Breaking Bad e Dexter), vedrà il ritorno di alcune serie di grande successo di cui non ci importa molto (True Blood), altre più di nicchia di cui ci importa abbastanza (Hell On Wheels), e proverà a dare un’altra chance ad alcune cocenti delusioni di questi ultimi anni (The Newsroom e The Killing). Ai cancelli di partenza del terzo quarto del 2013 si presentano meno debuttanti rispetto al mid-season, ma c’è comunque spazio per esordi che sulla carta sembrano promettenti (The Bridge e Ray Donovan, più il primo che il secondo) e per qualche serie poco reclamizzata che potrebbe tuttavia rivelarsi la sorpresa della stagione (Low Winter Sun?). Di seguito una breve panoramica di tutte le principali serie che, secondo noi, vale la pena tenere d’occhio. Come sempre, ce n’è per tutti i gusti.


Breaking Bad, AMC (quinta stagione, seconda parte, 8 episodi, 11 agosto)
La seconda parte dell’ultima stagione di Breaking Bad è l’headliner indiscusso dell’estate 2013. L’irresistibile parabola di Walt White da timido insegnante di chimica a signore della droga sembra ormai giunta al termine: Walter e il socio Jesse hanno abbandonato il business delle metanfetamine, tutti i possibili collaboratori della DEA sono stati zittiti per sempre, e la famiglia White, dopo le furibonde liti tra Walt e Skyler, è di nuovo unita. Tuttavia, scordiamoci una conclusione pacifica: Jesse non ha mai digerito l’omicidio a sangue freddo del ragazzino in motorino; dal cold opening della scorsa stagione sappiamo che nel portabagagli di Walt c’è una pistola di Cechov grossa quanto un M60; e, soprattutto, la prima parte ci ha lasciato con Hank Schrader, cognato di Walt e agente della DEA alla caccia del fantomatico Heisenberg, che sembra aver finalmente realizzato chi si cela dietro le iniziali W.W. (“no shit, Sherlock!”, ci viene da dire). Vince Gilligan, creatore della serie, si è lasciato andare ad un commento sibillino sul finale della serie: sarà “victorious”. Cosa diavolo avrà mai voluto dire?

breakingbad

Dexter, Showtime (ottava stagione, 12 episodi, 30 giugno)
Ultima stagione per il serial killer più amato della storia della tv. Il cerchio intorno a Dexter Morgan si stringe sempre più, con nuovi personaggi sulle tracce del Bay Harbor Butcher, tra i quali l’intelligentissima neuropsichiatra Evelyn Vogel, deputata ad elaborarne il profilo psicologico. Ma non solo dalla legge dovrà guardarsi il nostro (anti)eroe, poiché non sappiamo quali siano le intenzioni di Hannah (nemesi o collaboratrice controvoglia?) né quelle di Deb, profondamente segnata dall’aver ucciso il capitano LaGuerta. Come per Walt White, la domanda che tutti si pongono è una sola: che fine farà il protagonista? Le alternative, anche in questo caso, sembrano essere tre: a) sopravviverà e continuerà a fare ciò in cui eccelle (ovvero impacchettare nel domopak le sue vittime); b) verrà catturato e la giustizia potrà fare il suo corso; c) conclusione definitiva: finirà sul tavolo di un obitorio. Se il materiale promozionale offre qualche indicazione in proposito, l’immagine del teaser poster non lascia presagire nulla di buono. Oppure è una clamorosa falsa pista.

dexter

The Newsroom, HBO (seconda stagione, 12 episodi, 14 luglio)
Continua la crociata dell’anchorman Will McAvoy per redimere il giornalismo contemporaneo dalla faziosità e dalla passione per gli scandali. Ancora una volta le pressioni del network ACN, tutto business e zero etica, proveranno a ostacolare gli impavidi giornalisti di News Night mentre provano a farci vedere come i media avrebbero dovuto trattare notizie come l’omicidio di Trayvon Martin, le primarie e le elezioni, la questione libica, lo scandalo Strauss-Kahn. Cosa ci aspettiamo? Dialoghi veloci e battute ad effetto, idealismo à gogo, un po’ di humor: il solito campionario sorkinista, insomma. Tecnicamente impeccabile, ma la combinazione mortifera di buonismo e moralismo è tale da far impallidire il duo Fazio-Saviano. Perpetra la solita idea liberal-consolatoria che l’America sia stata, in un passato non troppo lontano, il paese più bello del mondo, e con un po’ di fatica può tornare ad esserlo. Per lo meno in tv.

thenewsroom

The Bridge, FX (prima stagione, 13 episodi, 10 luglio)
Il cadavere di una donna viene abbandonato sul ponte che unisce El Paso a Ciudad Juàrez. Il ritrovamento del corpo dà il via ad un’indagine congiunta tra la polizia messicana e quella americana, entrambe alla caccia di un serial killer che opera lungo il confine. Marco Ruìz, poliziotto messicano abituato a non andare troppo per il sottile a causa della corruzione dilagante nel suo dipartimento, si troverà a collaborare controvoglia con la sua controparte americana Sonya Cross, la quale è invece uno di quei detective ligi al regolamento che fanno tutto secondo le procedure. Il tutto nel mezzo della violenta guerra tra i cartelli messicani per il controllo del narcotraffico. Il trailer e gli enigmatici teaser lasciano intravedere uno show magari non particolarmente originale, ma di sicuro piuttosto macabro (e questo ci piace). Remake della serie scandinava omonima, il cui ponte del titolo unisce però Svezia e Danimarca.

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The White Queen, Starz (prima stagione, 10 episodi, 10 agosto)
Ennesima serie in costume prodotta da Starz. Stavolta ci troviamo nel 1464, nel bel mezzo della Guerra delle Due Rose, la trentennale guerra dinastica tra Stark e Lannister York e Lancaster per la successione al trono di spade d’Inghilterra. Protagoniste della vicenda sono tre donne, Elizabeth Woodville, Margaret Beaufort e Anne Neville, e le loro macchinazioni per impossessarsi della corona. Lo spirito della serie è ben riassunto dalle parole chiave ricorrenti nei materiali promozionali: passione-seduzione-lussuria-inganno-tradimento-assassinio. Da Starz non sai mai cosa aspettarti, o meglio, lo sai: violenza un tanto al chilo, una scena di sesso ogni 16 minuti e mezzo, e tanti, tanti nudi femminili, ma nonostante questo la cifra stilistica kitch del canale talvolta ha dato frutti (almeno parzialmente) apprezzabili. La cooperazione con BBC potrebbe dare adito a qualche speranza in questo senso, ma l’imbarazzante precedente stabilito da Da Vinci’s Demons ci ha reso diffidenti.

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The Killing, AMC (terza stagione, 12 episodi, 2 giugno)
Le vicende dei detective Sarah Linden e Stephen Holden riprendono a distanza di un anno dalla conclusione del caso Rosie Larsen. The Killing ritorna, resuscitata per una terza stagione che sembrava improbabile, mettendo in chiaro che questa volta il caso si risolverà entro il season finale: non è molto, ma ci sembra apprezzabile il tentativo di evitare le assurdità delle prime stagioni, ovvero la scellerata (non-)conclusione della prima stagione e i patetici ammiccamenti a Twin Peaks (Who killed Rosie Larsen? GTFO!). Per il resto, però, non ci aspettiamo niente di particolarmente rivoluzionario: Linden continuerà a masticare incessantemente il suo chewing-gum, Holder continuerà a parlare da perfetto wigger, e su Seattle continueranno a venir giù migliaia di metri cubi di pioggia, ché fa tanto atmosfera noir. Ah, stavolta i due daranno la caccia ad un serial killer mica da ridere, con una striscia aperta di ben diciassette omicidi.

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Hell On Wheels, AMC (terza stagione, 10 episodi, 10 agosto)
Siamo nel 1867, al terzo anno di costruzione della ferrovia transcontinentale, grande opera investita del compito simbolico di ricucire un paese lacerato dalla lunga Guerra Civile. Cullen Bohannon ha esaurito i suoi propositi di vendetta, e si dedicherà anima e corpo alla ferrovia e alla corsa verso Ovest che oppone la Union Pacific alla Central Pacific Railroad. Alla città viaggiante si unisce un nuovo personaggio, Louise Ellison, arguta e intransigente giornalista inviata dal New York Tribune a seguire i lavori dell’opera del secolo. Sulla costa Est, invece, cresce il peso di Wall Street nel determinare le scelte politiche compiute a Washington, in un sinistro presagio dell’America contemporanea, rieccheggiata anche nelle altre tematiche affrontate dalla serie: la distruzione dell’ambiente per fare spazio al “progresso”, il razzismo, l’impatto delle scelte politiche e industriali sui nativi. Il western ci piace, e tanto, e quindi siamo inclini a perdonare l’uso e l’abuso dei clichè propri del genere.

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Ray Donovan, Showtime (prima stagione, 12 episodi, 30 giugno)
Prima novità del palinsesto Showtime da circa un secolo. Il Ray del titolo è un “fixer”, la persona a cui i ricconi e le celebrità di LA si rivolgono quando hanno un problema scomodo. Pare sia piuttosto bravo a risolvere le grane di businessman, attori e atleti (che sia stato assoldato da Kobe per far fuori Dwight Howard e Pau Gasol?), e questo suo talento gli ha garantito un certo benessere. C’è però un problema che lo riguarda direttamente, e che non sembra in grado di risolvere in modo altrettanto efficace: il ritorno in libertà dopo vent’anni del padre Mickey, un criminale convinto del fatto che Ray abbia contribuito a farlo condannare. La relazione padre-figlio sembra tutto fuorché idilliaca, e l’inaspettata scarcerazione rappresenta una seria minaccia alla famiglia di Ray e a tutto ciò che egli è riuscito a costruire nella sua vita. Non sembra nulla di particolarmente memorabile, ma di sicuro almeno il pilot avrà la possibilità di un giretto sul nostro video player.

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Magic City, Starz (seconda stagione, 8 episodi, 14 giugno)
Miami Beach, 1959. Abbiamo lasciato Ike Evans, orgoglioso proprietario del Miramar Playa, lussoso hotel di Miami Beach meta prediletta di uomini politici, celebrità e gangster, invischiato nella pericolossisima relazione con il boss mafioso Ben “The Butcher” Diamonds. Per il bene della sua famiglia e del suo albergo, Ike proverà a liberarsi da questo abbraccio mortale, ma a quale prezzo? Nel frattempo, i figli intraprendono carriere decisamente opposte, l’uno attratto dalla malavita, l’altro negli uffici dello spregiudicato pubblico ministero Jack Klein. Oltre a girovagare per il sottobosco criminale di Miami e Chicago (con accenni alle montanti tensioni razziali),  ci troveremo anche all’Havana, per seguire i primi passi dalla rivoluzione castrista e la liberazione dell’isola da dittatura e clan mafiosi, invero piuttosto seccati per il forzoso trasferimento nella dirimpettaia Florida. Senza correre neanche lontanamente il rischio di essere scambiata per un capolavoro, è una serie godibile: c’è di molto peggio, specie sullo stesso canale.

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Low Winter Sun, AMC (prima stagione, 10 episodi, 11 agosto)
La storia di un omicidio perfetto che si rivela non essere tale, in una ruvida realtà urbana in cui la linea di demarcazione tra poliziotti e criminali non è per niente chiara. Frank Agnew, poliziotto di Detroit, ha ucciso un collega per vendetta. È convinto di aver cancellato le prove del suo crimine, ma scopre che sul caso è in corso un’indagine degli affari interni. La sua vita cambia radicalmente, e Frank, accompagnato dal collega Geddus, si troverà in parecchie situazioni scomode, tra poliziotti corrotti, violenza che chiama altra violenza, e incursioni nei bassifondi di Detroit. A quanto pare, il protagonista continua a ripetere (e a ripetersi) di non essere una persona cattiva. Potrebbe essere il tanto atteso e necessario aggiornamento del filone poliziotti-con-problemi? Non lo sappiamo, perché le informazioni diffuse da AMC sono di una vaghezza più unica che rara. Però ci speriamo, e a pelle siamo fiduciosi.

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True Blood, HBO (sesta stagione, 10 episodi, 16 giugno)
Vampiri della Louisiana in salsa porno softcore. A causa di queste poco esaltanti premesse, è una delle poche serie HBO che non ci ha mai incuriosito, e continua a non incuriosirci. Siamo alla sesta stagione, quindi c’è poco da dire: se siete dei fan sapete già tutto meglio di noi, se non lo siete non saremo certo noi a spingervi tra le loro fauci.

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Copper, BBC America (seconda stagione, 12 episodi, 23 giugno).
Poliziesco ambientato a New York negli anni della Guerra Civile americana, tra immigrati irlandesi, comunità afroamericana, e le gang che si danno battaglia per il controllo di Five Points. La seconda stagione si apre nei mesi immediatamente precedenti l’assassinio di Lincoln, e continua a seguire le vicende del detective irlandese Kevin Corcoran, impegnato da un lato a collaborare con il generale Donovan, appena tornato dalla guerra, nel tentativo di porre un freno alla violenza dilagante nel celebre slum newyorkese, e dall’altro a mettere ordine nelle propria vita dopo il tradimento della moglie e del suo migliore amico.

Orange is the New Black, Netflix (prima stagione, 13 episodi, 11 luglio)
Piper Chapman, newyorkese di successo, viene condannata alla reclusione in un carcere federale a causa di una relazione avuta ai tempi del college con una spacciatrice. La dramedy segue il difficile adattamento alla vita carceraria di Piper e l’incontro con un gruppo di detenute che le spiegherà come si vive in un carcere femminile. L’arancione del titolo è ovviamente quello della tuta indossata dai carcerati. Hype? Non pervenuto.

Wilfred, FX (terza stagione, 13 episodi, 20 giugno)
Commedia surreale incentrata sulla relazione tra Ryan (Elijah Wood), ex-avvocato depresso con tendenze suicide, e il cane della sua vicina, Wilfred. Mentre per tutti Wilfred è un normale cane, Ryan lo vede come un adulto travestito da cane. Cosa sia successo tra i due nelle prime due serie, e cosa succederà nella terza, lo ignoriamo, ma la premessa è talmente assurda che potremmo essere tentati di vedere tutto quello che ci siamo persi prima dell’inizio della nuova stagione.

Camp, NBC (prima stagione, 10 episodi, 10 luglio)
Mack Granger è la direttrice del Little Otter Family Camp, un campeggio estivo per famiglie. La vicenda si svolge tra turbamenti amorosi adoloscenziali, bravate da studenti collegiali, e adulti che fanno di tutto per non dimostrarsi tali. Sullo sfondo, la fine del matrimonio di Mack. Descritta in questi termini potrebbe essere la dramedy meno interessante di sempre. Il pilota potrebbe (e dico potrebbe) meritarsi un’occhiata solo per via della presenza di Rachel Griffiths, indimenticata Brenda di Six Feet Under.

Under the Dome, CBS (prima stagione, 13 episodi, 24 giugno)
L’improvvisa comparsa di una gigantesco campo di forza isola una cittadina del New England dal resto del mondo. Progetto in ballo da anni, tratto da un romanzo di Stephen King.


L’estate porta in dote tanto tempo libero, e sappiamo benissimo che è inutile confidare nel contributo della tv nostrana per cercare di riempirlo: il palinsesto italico estivo è, se possibile, ancor più desolante e deprimente che nel resto dell’anno. Se siete come noi, e delle amichevoli estive non vi importa nulla, agosto sarà il periodo giusto per recuperare la visione di alcune serie andate in onda durante questa primavera e che, tra tanti protagonisti, erano sfuggite al nostro radar.

The Fall, BBC Two (prima stagione, 5 episodi, 13 maggio)
Stella Gibson, esperta detective, è sulle tracce di un serial killer che terrorizza Belfast. Un pitch del genere non lascia immaginare niente di più di un canonico thriller psicologico, ma il ritorno in tv di Gillan Anderson nei panni della protagonista è stato acclamato dalla critica. E noi abbiamo deciso di fidarci.

Broadchurch, ITV (prima stagione, 8 episodi, 4 marzo)
Thriller che si muove lungo la linea tracciata da Twin Peaks e ripresa, di recente, da The Killing e Top of The Lake. In questo caso, però, la vittima è un ragazzo, Danny. E siccome la serie è inglese, pare ci sia spazio per un po’ di sano humor nero.  Il luogo dove si svolge la vicenda, invece, è la consueta idilliaca cittadina che dietro una facciata da paradiso terrestre nasconde tanti misteri. Altra serie molto apprezzata dalla critica, e anche in questo caso ci fidiamo del consiglio e procediamo con la visione.

broadchurch_thefall


Qualche sera può essere salutare, anche per i più serie-dpiendenti, lasciar perdere la fiction ed immergersi invece in qualche bella storia del mondo reale. Questi documentari provano a raccontarcene un paio che ci sembrano piuttosto interessanti. (E dovrebbero sembrarlo anche a voi: streetball e street art, che volete di più??)

Doin’ It In The Park
Questo documentario indipendente è il racconto di un viaggio di 90 giorni a spasso per i five boroughs di New York City, e di centinaia di partitelle giocate su ben 180 playground della Big Apple, alla ricerca dell’essenza della pallacanestro. Un racconto, quello realizzato da Bobbito Garcia e Kevin Couliau nel loro film d’esordio, che trasuda amore incondizionato per “the city game” e per i suoi protagonisti. Sotto la loro guida ripercorriamo cinquant’anni di storia della pallacanestro così come viene vissuta sui playground della Mecca del basket, attraverso il racconto delle gesta mitologiche degli eroi che dagli anni ’70 ad oggi ne hanno calcato l’asfalto. Gesta che da generazioni vengono tramandate oralmente all’interno della comunità cestistica newyorkese, equivalente metropolitano dei poemi omerici. E come l’epica classica aveva i suoi aedi, così il basket newyorkese ha i suoi cantori, e Bobbito Garcia, egli stesso leggenda dei campetti (e, per sovramercato, enciclopedico conoscitore di scarpe da basket, che stanno al cantore di avventure cestistiche come la cetra sta al poeta) ne è uno degli esponenti principali. Oltre alla sapienza di Bobbito, il racconto è arricchito dalle parole di molti dei protagonisti — per lo meno quelli vivi e in buona salute — che hanno vissuto in prima persona l’esperienza di coltivare il proprio talento con la palla a spicchi sull’asfalto newyorkese, alcuni capaci di raggiungere il successo tra l’Olimpo dei pro, altri destinati a restare leggende della strada: possiamo così ascoltare frammenti di mitologia direttamente dalla voce dei protagonisti degli albori del movimento, Dr. J, “Fly” Williams, PeeWee Kirkland, per arrivare a quelli più recenti, Kenny Smith, Mark Jackson, Kenny Anderson e Rafer “Skip To My Lou” Alston. Imperdibile per gli appassionati, caldamente consigliato a tutti gli altri. Trailer

Inside Out: The People’s Art Project, HBO (dal 20 maggio)
La storia del progetto di arte globale ideato dallo street artist francese JR, diventata la più grande opera d’arte urbana mai realizzata. Il progetto, presentato in occasione della TED Conference di Long Beach e vincitore del TED Prize nel 2011, aveva come obiettivo quello di permettere a chiunque lo desiderasse, in qualunque parte del mondo, di esprimere il proprio messaggio per mezzo della tecnica artistica resa famosa da JR, ovvero l’affissione di gigantesche riproduzioni in bianco e nero di autoritratti fotografici di persone comuni. Centinaia di gruppi d’azione e di singoli individui provenienti da tutto il mondo, dal Borneo alla Palestina, hanno aderito spontaneamente all’iniziativa di “attacchinaggio globale” proposta dall’artista francese, inviando i propri autoritratti fotografici e ricevendoli indietro in formato poster, pronti per essere incollati ovunque i partecipanti ritenessero di voler dare visibilità ai singoli e alle comunità locali. Trailer

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