Libri da mangiare

Quando tra le pagine di un romanzo ci si imbatte in un momento dedicato alla cucina sono sostanzialmente due le possibilità dinanzi cui il lettore si trova: o il cibo diventa un semplice elemento utile a riempire gap narrativi o momenti di stallo, oppure (e per fortuna molto più frequentemente) il cibo viene trattato con gli onori dovuti a un protagonista. Il lettore si ritrova quindi a passare dalla curiosità al coinvolgimento e non è raro arrivare a sentire appetito.

La tradizione orale e scritta di tutte le culture è costellata di riferimenti al cibo; si racconta il cibo con i proverbi, i modi di dire, le favole e le fiabe, le filastrocche, le poesie, le canzoni, i racconti, i romanzi.

Narrare la preparazione di un cibo, narrare una ricetta, è compito complesso e straordinario al contempo; a volte si privilegia la diretta esperienza, che va dalla scelta degli ingredienti, alla scelta e descrizione del luogo in cui si prepara, ai metodi di cottura. Il risultato è che la cucina che ne traspare ha valenza personale o antropologica. Altre volte le ricette sono di veri e propri chef e quindi non intaccate dall’assenza di tecnica. Sostanzialmente preferiamo le prime, perché ci assomigliano, perché ci incuriosiscono e perché, proprio come la narrazione, ogni volta si rinnovano.

Il primo libro di cucina della storia non era di un cuoco, ma di un poeta e filosofo. Archestrato di Gela, Magna Grecia, scrisse un poema – di cui oggi, purtroppo, rimangono solo pochi frammenti – dal titolo Hedypàtheia, Le delizie della vita, del quale è un libero rifacimento Ghiottonerie, di Ennio, e della stessa materia tratta la satira IV del libro II di Orazio.

Citando solo velocemente Apicio, passiamo al Medioevo, di cui Laterza, con prefazione del celebre storico Georges Duby, ci offre centocinquanta ricette dalla Francia e dall’Italia (A tavola nel medioevo), per sfuggire alla cucina veloce e mascherata da salse tutte dallo stesso sapore, per scoprire invece sapori inconsueti e provare la vellutata leggerezza del latte di mandorle, o la punta di eleganza che una goccia di acqua di rose può dare a certe preparazioni. Soprattutto per i vegetariani è stato ideato un videocorso sulla falsariga delle trasmissioni televisive di cucina, per la regia di Mauro Giulianini. Una rapida e completa rassegna dei numerosi piatti degli elfi, tutti rigorosamente di verdura (La cucina degli elfi).

Di Adriano Freri è invece La cucina taccagna edito da DiaKronia, in cui si insegna a cucinare ricette gustose risparmiando. La stessa casa editrice ha dedicato nel tempo proprio alla cucina una serie di interessanti titoli; mentre piccanti e intriganti sono le ricette di Manuel Vazquez Montalbàn (Ricette immorali): “Non si sa di nessuno che sia riuscito a sedurre con ciò che aveva offerto da mangiare; ma esiste un lungo elenco di coloro che hanno sedotto spiegando quello che si stava per mangiare”.

Calato in un mondo di fiaba il Mangiar fiabesco. Streghe ai fornelli, mentre di qualche anno fa è la celebre pubblicazione di Isabel Allende, Afrodita. Citazioni tratte dalla tradizione filosofico-letteraria indiana, giapponese o biblica e ricordi familiari si intervallano e creano un armonico intreccio estremamente accattivante.

Come nel caso di Montalban, delitto e cucina vanno di pari passo nei libri di Camilleri che alla cucina e agli arancini di Adelina, dedica pagine di coinvolto lirismo.

Il libri da mangiare già assaggiati da Atlantidezine:

Mangiar fiabesco. Streghe ai fornelli, di Carlo Mocci e Daniela Zamburlin, Canova edizioni
Ricette immorali, di Manuel Vázquez Montalbán, Feltrinelli
Afrodita. Racconti, ricette e altri afrodisiaci, di Isabel Allende, Feltrinelli
A tavola nel medioevo. Con 150 ricette dalla Francia e dall’Italia, di Redon O., Sabban F.; Serventi S. , Laterza
La cucina degli elfi, di Kiki Boni, con dvd, Macro Edizioni
Gli arancini di Montalbano, di Andrea Camilleri, Mondadori
La cucina taccagna, Là dove si racconta come si può fare un oculato risparmio senza togliere sapore al cibo, di Freri Adriano, Diakronia.